23 febbraio 2015

“Ghivizzano Castello: viaggio in Garfagnana” di Gianni Quilici



Mattina celeste. Una luce tranquilla, che illumina laggiù all’orizzonte la cima degli Appennini nevosi.
Dal fondovalle vedo svettare, per la prima volta, sul cocuzzolo della collina il campanile e la chiesa del paese di Anchiano.

A Ghivizzano una strada a destra sale, per poco più di un Km, con ampi tornanti, a Ghivizzano castello. Parcheggio quasi pieno. Porta d’ingresso alta con arco di mattoncini dipinta di un colore giallastro come la casa adiacente. Esattamente da lì inizia, in pietra levigata, la via centrale, via Davide Camilli, in ricordo del monsignore poi vescovo di Fiesole, che attraversa il paese per arrivare alla fine: la seconda porta.

Però la lascio quasi subito, infilo un vicolo buio che scende tra scalini che hanno la bellezza del tempo, trovo sottopassaggi, che lasciano passare schegge di luce, m’imbatto in uno di quei cani bianco neri, piccoli e arrabbiati, che dietro ad un cancello fa “il diavolo a quattro”, vedo davanti ad una porta di casa una bella scultura di olive e di bottiglie di olio per arrivare infine ad uno dei punti alti di Ghivizzano: il camminamento coperto lungo le mura, con le inferriate, che si aprono sulle montagne turchine e le cui ombre si stampano nette sulla via Sassola.
Questo camminamento è una delle piccole grandi ricchezze architettoniche del paese ed immagino come potrà essere evocativa di notte questa galleria di pietra sassi e mattoncini con i lampioni che la svelano.

Alla fine del camminamento l’altra porta. Come si intravede nell’immagine la luce penetra dalla porta formando un triangolo quasi rettangolo con il lampione scolpito sopra il muro bianco-grigio.
“Che bella foto!” penso. Aspetto un corpo qualsiasi che si stampi in controluce  quando ecco un gatto correre veloce, ma non abbastanza, da non essere “inchiodato” dal mio click.

Mi siedo sulla panchina di legno di fronte alla porta. Un bel gattone rossiccio si viene a sdraiare, invece, sulla panchina di pietra adiacente alla porta. Questa, incorniciata di pietra serena, ha una terrazza altissima, elegante, ma deteriorata, parte posteriore di un ricco palazzo che fu del monsignor Camilli, oggi proprietà privata.

Da lì, seguendo una stradina asfaltata, si può percorrere il breve giro del perimetro delle mura, su cui sono state costruite case e palazzi, alcuni dei quali, oggi, disabitati.

Ghivizzano è raccolto tra queste due porte e, pur tra interventi pirata o sbagliati, conserva quasi intatta la sua struttura medievale, che merita di essere ancora di più valorizzata e conosciuta.
Ma non è finita qui. Ritornando indietro dalla via centrale ecco la spettacolare scalinata, che conduce alla chiesa e al bel campanile e da lì alla torre di Castruccio Castracani, ristrutturato recentemente e, quindi, oggi visitabile. Ma è tardi.
Queste “bellezze” storiche non meritano una visita frettolosa. Ghivizzano castello non è un paese da “mordi e fuggi”.  

Ghivizzano Castello. Domenica 8 febbraio 2015

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