09 febbraio 2015

"Un medico si racconta" di Giovanni Marchetti


Coreglia Antelminelli

di Luciano Luciani

Un’alleanza tra pratica medica e letteratura è sempre esistita e la ritroviamo in non pochi medici/scrittori. Anton Cecov, per esempio, grande narratore e drammaturgo, che si sentiva soprattutto un medico impegnato a lenire le sofferenze del popolo russo: è sua l’affermazione per cui “la medicina è sposa, la letteratura amante”. Laureato in medicina è Michail Bulgakov, acre narratore della società staliniana. Artur Conan Doyle, l’inventore di Sherlock Holmes, era medico e medico è il dottor Watson, il simpatico personaggio che fa da spalla a Sherlock, e non poche conoscenze mediche rifluiscono nelle sue storie. Medico di qualche fama che curò la regina Vittoria è lo scrittore svedese Axel Munthe, autore de La storia di san Michele. Medico condotto nei quartieri popolari di Parigi fu Luis Ferdinand Celine, l’autore di Viaggio al termine della notte e di Morte a credito e medico tra i minatori del Galles, Archibald Cronin, autore famosissimo per noi italiani grazie alla tv delle origini e alle sue prime fiction. Un “caro medico” è l’evangelista Luca, autore del terzo Vangelo e degli Atti degli Apostoli

Lunga, poi, la lista dei medici/scrittori italiani: Carlo Levi, per esempio, autore di Cristo si è fermato a Eboli, L’orologio, Il futuro ha un cuore antico; Mario Tobino, medico psichiatra ma anche affabulatore dell’inquietante, ma anche affascinante, mistero della follia (le libere donne di Magliano, Per le antiche scale). Ufficiale medico è il vicentino Giulio Bedeschi, quello di Centomila gavette di ghiaccio, senza dimenticare il pavese Bruno Tacconi, abile divulgatore della storia antica in forma di romanzo. Ai nostri giorni, in testa alla classifica dei best seller, troviamo spesso Andrea Vitali, medico lombardo di Lecco.

Sembra quasi che per molti medici la letteratura, sotto forma di lettura e in non pochi casi di scrittura, rappresenti una sorta di antidoto nei confronti della malattia, della sofferenza, del dolore, della morte a cui sono costretti a assistere e a partecipare ogni giorno.

Probabilmente è stato così anche per Giovanni Marchetti, medico condotto per quasi tutta la seconda metà del secolo scorso a Coreglia Antelminelli e autore di Un medico si racconta, un’antologia dei suoi articoli apparsi sul “Giornale di Coreglia” raccolti per volontà degli amici e degli estimatori. Pagine con cui il dr. Marchetti ha voluto contrastare un altro male, questo di natura morale: la dispersione delle memorie significative per la piccola comunità di Coreglia Antelminelli. Per esempio, quelle dell’Ospedale Pierotti, aperto, negli anni del dopoguerra e divenuto da piccolo modesto ambulatorio un efficiente luogo di prevenzione e cura all’altezza delle esigenze di un vasto territorio: 40 posti letto, un piccolo reparto maternità, un reparto di chirurgia con sala operatoria. Un piccolo miracolo dell’intelligenza, della solidarietà e della capacità di fare molto con poco o pochissimo. E tutto narrato con eleganza, leggerezza, un velo di ironia e umanissima pietas.

Come nel breve racconto che fa memoria dell’entrata in servizio dell’Autore come medico condotto un 2-novembre dell’immediato dopoguerra. Un tale gli si avvicina per richiedere il suo intervento professionale: “Bisognerebbe che venisse a visitare il mio figliolo che ha la febbre da diversi giorni; c’è da camminare un pochino per arrivare in Acqualoria…” Marchetti ci fa capire subito che quella passeggiata si protrarrà assai più che un pochino. È un racconto importante questo Un novembre di tanti anni fa perché, con la semplicità di scrittura che gli è propria, il dott Marchetti narra come gli fu profetizzata dal suo predecessore il dott Coli, la storia d’amore destinata a durare tutta la vita per Coreglia, da cui non sarebbe più andato via, costruendovi insieme il suo destino professionale e la sua famiglia.

Tanti e tanti gli argomenti, mai banali, sempre significativi, che sottilmente tramati nella storia, vengono trattati dall’Autore: lo spirito, di intraprendenza, coraggio, ottimismo, di voglia di fare, che animava gli uomini, e in particolare i giovani, dell’immediato dopoguerra; il messaggio di pace e tolleranza che ci viene dall’unico racconto del tempo di guerra, Un settembre 1944, un tempo drammatico, tragico – i tedeschi si stanno ritirando e siamo a un mese dalla strage di Sant’Anna di Stazzema – rivisitato, però, con levità e sorridente ironia. Poi, l’alta dignità attribuita alla professione medica: il vincolo forte rappresentato dal giuramento d’Ippocrate, l’idea che il ruolo del medico non sia solo quello proprio dell’operatore sanitario, punto e basta, ruolo necessario ma non sufficiente, ma che il medico condotto sia un connettivo fondamentale nella vita di una comunità. Medico sì, ma anche consigliere, confidente, psicologo, assistente sociale, anche veterinario se del caso, comunque sempre un amico di chi soffre… E poi il tema dell’amicizia vissuta come valore assoluto, ribadito in più di un racconto: senza dimenticare, un sentimento forte di condivisione di momenti felici e meno felici come la vecchiaia e la malattia.

È un mondo fittamente popolato di personaggi minori o addirittura minimi quello narrato dall’Autore che sa mantenere sempre il passo del narratore popolare: sembra che Marchetti racconti “a veglia”, muovendosi all’interno della nobile tradizione del bozzetto toscano. C’è poi da aggiungere che il nostro medico condotto, nonostante l’educazione positivista propria dei medici, non disdegna il racconto di mistero e di evocazione (Il fantasma, forse il più bello della raccolta, per qualità di scrittura e capacità di usare la suggestione dell’impalpabile e dell’indefinito). 

E poi l’ironia sottile e l’autoironia che percorre tutta le sue pagine: l’operazione della cagna con cui il dottor Marchetti viene amabilmente retrocesso, a dottore degli animali; un racconto sulla sparizione di un dente appena estratto, “in scienza e coscienza”, dal giovane medico che non aveva mai praticato un’estrazione in vita sua… E, all’opposto, la gioia che trapela tra le righe, ogni volta che Marchetti, tra l’altro specialista in ostetricia e ginecologia, contribuisce alla venuta al mondo di una nuova vita.

Scrive bene, Marchetti: il tratto è sicuro, chiaro, incisivo. Poche righe e hai già la storia: un luogo, Coreglia; un tempo, appena ieri, il nostro passato prossimo che si popola di personaggi anche questi delineati, tagliati con pochi segni, ma subito vivi e vitali sulla pagina perché tali sono nella memoria e nel cuore di chi scrive.

Giovanni Marchetti, Un medico si racconta, ed “Il Giornale di Coreglia Antelminelli”, Coreglia A., copertina e disegni di Nazareno Giusti, 2014, pp. 120, sip.


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