17 gennaio 2017

"Donne innamorate" di David Herbert Lawrence



di Sharon Tofanelli

C'è un tempo specifico per leggere Donne Innamorate, un tempo che non può essere troppo anticipato, o ritardatario. Donne Innamorate più che apprezzarlo lo si vive. Ed è in quel momento, quello in cui lo si riconosce come parte integrante del nostro vissuto, che iniza a esercitare quel magnetismo vago.
La seduzione di Donne Innamorate giunge ad amplesso ultimato.

Dove sta il fascino? E' riassumibile in una frase: semidei in estasi, senza pietà.
Perché semidei? Perché in quest'opera, in questo testo dalla trama prettamente decorativa, è l'io dei personaggi a regnare. Quattro individui, due coppie, un'omosessualità: Gerald, Ursula, Birkin, Gudrun. Lawrence ne traccia la psiche con una precisione allarmante, costringendo il lettore a un'intimità forzata, via via più intensa, fino alla perdizione.

Personaggi ribelli e insofferenti alla civiltà, i quattro vivono in preda a passioni e inclinazioni, ora isolandosi, ora tenendo polemici teatrini. Dapprima generano in noi la confusione, loro e quel ripetersi di azioni irrazionali, di frasi cavate da un subconscio che nella vita di tutti i giorni nessuno adopererebbe: Gudrun che danza tra i buoi, Birkin nudo e abbarbicato all'erba, Ursula ginocchioni ad abbracciargli l'inguine.

E tuttavia, a poco a poco capiamo. E capiamo che analizzarli è sciocco. Poiché i quattro ci sono superiori, come tutti i satiri, tutte le ninfe e le grazie lo erano ai greci. E lasciamo che giochino, lasciamo che strepitino e s'incapriccino con la riverenza e la pazienza che useremmo con un dio infante.

Perché in estasi? Perché in Donne Innamorate, in cui Lawrence profonde tutto l'esotismo che gli arriva da quella sua vita da ramingo, è palpabile quella pigrizia da harem, quella patina di languore che esercita la parola, ora sqisitamente straniera, ora densa di termini ricercati, in particolare in certe descrizioni apparentemente superflue, ma essenziali in un romanzo del genere.

A ciò si accompagna quella tensione, quella percezione che qualcosa deve accadere, quell'aspettativa di sesso o di morte -e nessuno dei due verrà a mancare- che culmina nei capitoli centrali. Donne Innamorate è un testo che sussurra, un'unghia gentilmente passata sul braccio per provocarne i brividi. E' l'istante di certe epifanie che allarmano improvvisamente i personaggi, che li volgono all'atto creativo o distruttivo, senza che il perché sia spiegato. Come l'estasi dei santi, neppure questa ha un'esplicabilità, è indubbiamente carnale, ma mistica al contempo. E pare così giusto che a esserne colpiti siano individui dalla sensibilità estrema, epidermica. Birkin, Gerald, Gudrun, Ursula: non sono persone, sono fiori. Pare quasi un sadismo accanirsi su di loro.

Questo ci porta all'ultimo punto: senza pietà.
Perché senza pietà? Perché piacere e dolore si abbattono sui personaggi con violenza, infischiandosene di tanta delicatezza. Al richiamo dell'eros si deve rispondere, rispondere o morire.

E mentre Birkin, quintessenza di Lawrence, fallisce ripetutamente nei suoi tentativi di razionalità, altri soccombono nella propria impossibilità a piegarsi: e arriva la morte a perseguitarli.
Natura madre e matrigna, questa prende via via piede, assume più potere, impera. Se i primi 
capitoli si consumano in città e paesi, gli ultimi vedono i quattro smarrirsi nel nitore delle Alpi svizzere. E' come se l'intero romanzo fosse un corpo che rotola per un pendio, sempre più rapidamente, verso un destino ineluttabile. A tanto è giunto Lawrence, l'artista perseguitato dalla tubercolosi, che ha scandalizzato la società del Novecento, prima con la natura aperta della sua relazione, che prevedeva anche l'omosessualità -a tal proposito, Gerald pare tratto da Middleton Murry, amante di sua moglie, con cui lo stesso aveva un rapporto particolare-, poi con una portata di romanzi ai quali l'Inghilterra non era ancora pronta. Romanzi che dovranno pagare con roghi e censure. Romanzi tra i quali Donne Innamorate è un apice.

E pensare che Lady Chatterley doveva ancora arrivare.

David Herbert Lawrence. Donne innamorate. Newton Compton.

Nessun commento: