di Gianni Quilici
69 poesie di Brecht, che poetizzano a latere altrettante fotografie.
Poesie e immagini che diventano racconto. L'orrore della guerra e del nazismo secondo Brecht.
Come nasce?
"L'Abicí della guerra" nasce come convergenza di due interessi di Bertolt Brecht: le immagini e la poesia epigrammatica. Da qui nacque un genere letterario inedito, l' “epigramma fotografico”, al quale il poeta si dedicò in particolare negli anni dell'esilio. Nel dopoguerra, Brecht diede poi una precisa struttura al materiale, e lo articolò cronologicamente e tematicamente dal riarmo della Germania fino alla sconfitta del nazismo. Superate le resistenze della Rdt, la raccolta venne pubblicata a Berlino est nel 1955.
Sono poesie intense che si intersecano magnificamente con l'immagine. Brecht sa cogliere quello che Roland Barthes in “La camera chiara” definisce il “punctum”, ciò che punge. Inoltre spesso si fa personaggio della foto e l'uso di un lessico semplice e della rima baciata o alternata, per la loro immediatezza, attraverso la bella traduzione di Roberto Fertonani, diventano quindi “esemplari”.
“L'abicì della guerra” fornisce molti spunti sulla 2a gerra mondiale: cause, conseguenze, fatti, ideologie ed in più consta di un'appendice con una nota per ogni foto-poesia.
Un libro utilissimo anche didatticamente. L'epigramma fotografico consente, infatti, di avvicinarsi forse più da vicino di un libro di testo all'interno di questa epoca, sia per le immagini, che hanno una loro forza, che per le poesie, che colpiscono nelle profondità.
Bertolt Brecht. L'abicì della guerra (“Kriegsfibel”), a cura di Renato Solmi e del CCM di Torino. Pag. 162. Einaudi.