di Nicola Amalfitano
Intorno al 1750 si diffonde in Europa il cosiddetto stile classico, che mira a valorizzare l'armonia con forme semplici ed ordinate; si parla anche di classicismo viennese in quanto la città di Vienna diventa il punto di riferimento per tutti i musicisti dell'epoca.
Abbandonando le ultime espressioni della musica barocca, lo stile galante o “Rococò”, in Francia e lo “Stile Espressivo”, in Germania, i compositori classici puntano all'equilibrio delle parti ponendo nuova attenzione all'armonia e alla melodia. Nel periodo barocco, il singolo movimento era rappresentato da un soggetto che veniva enunciato all'inizio e poi elaborato e articolato mediante ripetizioni in sequenza; adesso, invece, siamo in presenza di fraseggi più articolati, capaci di generare nel singolo movimento un'ampia gamma di contrasti. Il Classicismo ingloba e supera le strutture e le forme del Rococò e dello stile Espressivo; pone l'accento su forme pacate esprimendo un linguaggio organico, rispettoso delle proporzioni. La melodia, il ritmo, l'armonia, sono trattati con equilibrio secondo lo schema strutturale noto come “forma sonata”. Da questo schema si sviluppano le sonate, i quartetti e le sinfonie. Anche nella musica vocale i compositori mirano all'equilibrio fra musica e dramma, sicché i cantanti lirici non hanno più grande libertà di improvvisare virtuosismi.
In pieno Illuminismo, la musica, oltre al pubblico rappresentato dalle corti aristocratiche, vuole raggiungere una platea molto più vasta di ascoltatori, soprattutto quelli provenienti dalla borghesia emergente, che sempre più peso acquista nella vita pubblica. Il Classicismo semplifica le strutture musicali liberandole dalle complicazioni tecniche allo scopo di farsi comprendere da tutti, non solo dai tecnici; la musica deve raggiungere il cuore e la mente degli ascoltatori. Assistiamo, quindi, non solo alla formazione di un nuovo pubblico, ma anche alla nascita di un mercato musicale determinato dal declino del mecenatismo musicale. Aumentano i luoghi deputati all'esecuzione musicale; oltre che nei teatri, nei palazzi nobiliari, nelle chiese, adesso si fa musica anche nei caffè, nei salotti della borghesia e nelle sale da concerto. Gli organici strumentali devono tener conto delle nuove esigenze, di conseguenza si ampliano in funzione degli spazi e delle nuove forme musicali; nell'orchestra scompare il clavicembalo, sostituito prima dal fortepiano e poi, definitivamente, dal pianoforte; l'orchestra sinfonica si arricchisce di nuovi strumenti: i clarinetti e i timpani.
Tra i tanti compositori di questo periodo sono da ricordare gli italiani Boccherini, Cherubini, Paganini e ancora Stamitz e C.P.E. Bach. Le figure dominanti sono costituite da Haydn, Mozart e Beethoven; quest'ultimo per il suo carattere di libertà e indipendenza e per l'uso frequente delle tonalità minori in senso tragico, anticipa quello, che dopo il congresso di Vienna, sarà il romanticismo musicale.