17 dicembre 2008
"Il mondo è una prigione" di Guglielmo Petroni
di Gianni Quilici
Sorpresa! Un romanzo scritto da Guglielmo Petroni (Lucca 1911- Roma 1993) nel 1945 e pubblicato, dopo diverse traversie editoriali, nel 1948 da Mondadori, che non è stato -per quello che ne so- “letto”, “stampato” “caldeggiato” per le scuole, come si dovrebbe, e che conserva intatto, dopo 60 anni dalla sua comparsa, la sua forza visiva, morale e politica.
Ed è proprio per questo -per la sua asciutta, profonda, inesorabile ricerca della verità innanzitutto in se stessi- che il romanzo è stato criticato e osteggiato dalla cultura della sinistra. Qualcuno disse che trattava la lotta di liberazione «con un'ombra di disfattismo». Per Petroni fu un colpo durissimo: «Ciò rappresentò un dolore per me che la Resistenza l'avevo fatta nel segno del Partito comunista. La rivista Rinascita pubblicò addirittura un articolo dove si affermava che questo libro era una specie di denigrazione della Resistenza».
È un breve romanzo, composto da dodici capitoli titolati. Ogni capitolo, una sequenza.
A leggerlo si rimane colpiti da due aspetti, che integrandosi, sono oggi segno della modernità del romanzo, mentre allora venivano condizionati dalla “ideologia resistenziale”.
Il primo aspetto: la rappresentazione cruda e nello stesso tempo ricca di personaggi.
Due esempi. Il ritorno a casa dopo la prigionia, da Roma a Lucca. Qui si colgono la miseria e la distruzione diffusa dalla guerra, fino a toccare l'apice: sopraggiunge la notte, lo scrittore affamato, sfinito con le gambe che gli si piegano, con il freddo crudele, non trovando nessuno che lo ospiti, neppure in una capanna, decide di sdraiarsi all'aperto sotto una tettoia, quando improvvisamente appare un cane nero enorme, ringhioso, che gli si avventa addosso...
E poi, i capitoli sulle (luride) carceri in cui viene rinchiuso, dove è sottoposto a interrogatori e a torture interminabili. «Furon tre giorni d'interrogatorio quasi ininterrotto - scrive Petroni nel romanzo - tre giorni snervanti i quali mi diedero stranamente una specie di forza che mi pareva di avere del tutto perduta dentro la cella. Ora erano cortesi e perfino affabili, ora chiamavano un energumeno col petto ricoperto di medaglie e di croci, mi mettevano bocconi su una scrivania e mi frustavano ridendo come se facessero per giuoco»
Il secondo aspetto è quello più originale e moderno: ed è il malessere di vivere. Quando Petroni, il 3 giugno, esce dalle carceri, paradossalmente non sente nessuna soddisfazione, anzi, sente la nostalgia dei giorni trascorsi, uguali, lenti, pieni di noia e di sonnolenza in prigionia. Perchè dietro la libertà c'è una vita tutta da rifare, perché la guerra e le tragedie sociali non erano soltanto fuori di lui, ma pure dentro, in mezzo ai segreti più intimi. Il primo passo per ritrovare la vita era da ricercarsi, secondo Petroni, nella profondità della nostra tradizione e storia.
Insomma Guglielmo Petroni scrive un romanzo politico (sulla Resistenza attraverso la prigionia) ed insieme esistenzialista. Un romanzo che non dice soltanto, ma rappresenta, dietro cui si scorge un esistenzialismo radicale di chi non rinuncia alla verità con se stesso. Ecco la ragione per cui si può leggere oggi, dopo 60 anni, e sentirlo vivo come allora.
Guglielmo Petroni. Il mondo è una prigione. Postfazione di Stefano Giovanardi. Universale Economica Feltrinelli. Pag. 118. € 7,00.
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