25 febbraio 2009
"Europa/Occidente: Bioetica, Biopolitica" Intervista a Roberto Esposito
di Emilio Michelotti
La filosofia è, per definizione, ricerca dell’autenticità, anche lessicale. Ma le tipologie si sono fatte sempre più sfuggenti: che cos’è l'Europa, quali i suoi confini, è legittimo interpretarla come un’unica realtà? E se si, in che senso: culturale, economico, geopolitico?
“Occidente” è termine ancor più carico di antinomie: da un punto di vista delle affinità sistemiche e delle vicinanze culturali in questa dizione potrebbero essere comprese parte dell’Europa, il Nord America, il Giappone. Da una prospettiva globalizzata, tendenzialmente, l’Occidente potrebbe includere l’intero globo.
E’ chiaro che, a quel punto, tale categoria si annullerebbe, allo stesso modo che, nella visione hegeliana, il compimento della storia equivale alla sua fine.
Più inquietante ancora è, per Esposito, il paradosso celato dal termine “Democrazia”: impossibile da praticare, se non per circoscritti periodi nella forma diretta e radicale, ci si è accontentati di una versione delegata, spesso vuota di contenuti. Ma il filosofo va molto oltre.
Per lui la fase democratica (indiretta, limitata, formale) si è chiusa (per quanto?) negli anni ‘30-‘40 del secolo scorso. Dai totalitarismi novecenteschi, ma anche dalla pratica del welfare (nordeuropeo e del new-deal) si fa strada e permane la “biopolitica”. Lo stato interviene massicciamente nella sfera privata, la vita e la morte diventano soggette alle leggi che regolano ogni comportamento.
Naturalmente, non è indifferente che ciò avvenga o no sotto il controllo e la possibilità di recesso.
L’idea di uomo come “cittadino” aveva lasciato il posto a quella di “persona”. Ma il punto che è oggi in discussione, sui temi bioetici, è: “quando un essere umano diventa persona?” Su questo etica cattolica e etica laica si scontrano solo apparentemente. Entrambe hanno la convinzione che vi sia una parte di vita che non appartiene alla “persona”, entrambe sono certe che i temi della vita biologica debbano soggiacere alla sfera pubblica.
Che l’uomo naturale sia un mito è già un’affermazione filosofica forte per un laico, al quale però si può chiedere che nemmeno i temi biologici siano sottratti alla morale condivisa di un contratto etico. Ma chi crede che dobbiamo soggiacere a leggi eterne come può pensare di espungerli alla naturalità di un percorso nascita-morte? La possibilità di legiferare su temi squisitamente privati non è che il riconoscimento della opportunità di consegnare alle generazioni future un’umanità sempre più artificiale.
Massimo Adinolfi intervista Roberto Esposito. RED – canale 890 di Sky – martedì 21/02/09 ore 21,30 – Europa/Occidente