17 febbraio 2009
"Scorciatoie e Raccontini" di Umberto Saba
di Gianni Quilici
Ciò che (mi) colpisce leggendo Scorciatoie e Raccontini di Umberto Saba è il candore.
Un candore che si ama senza desiderio di supremazia; intelligente, ma senza esibizionismi; che sorprende per l'acutezza sintetica di alcune scorciatoie, che hanno alle spalle la sua radice culturale mitteleuropea (Freud e Nietzsche i dichiarati maestri); ma che si lascia (vuole lasciarsi) trasportare anche dall'aneddotica, senza una sua importanza -diciamo così- oggettiva.
Si potrebbe dire che dietro, anzi dentro, la scrittura di Saba ci sia il lettore, un lettore che il poeta non vuole assolutamente annoiare, che vuole interessare o divertire, con cui, in una parola, vuole comunicare.
Tra le tante scelgo una “scorciatoia” illuminante dei tempi che viviamo:
“Come possono gli inglesi aver pensato -pensare ancora- a un “pericolo” comunista in Italia? Non hanno occhi per vedere che l'Italia -il più illustre di noi informa- è il paradiso dei reazionari?
L'Italia -direbbe il loro e il mio Shakespeare- è una rosa troppo bella, troppo profumata, per non accogliere nel suo grembo il verme più ripugnante”
Umberto Saba. Scorciatoie e Raccontini. Pag. 206. il melangolo.