20 febbraio 2009

"Leggerezze" di Monica Dini


di Liliana di Ponte

Forse non ci si ferma mai abbastanza a riflettere su come ogni momento della nostra vita sia l’incrocio inconsapevole, ma non per questo meno rilevante, di storie, relazioni, incontri occasionali, eventi imprevisti, appuntamenti inevitabili: tutto quanto ci tocca o ci sfiora e che chiamiamo caso, fato, destino. E ad un certo punto ci si trova di fronte ad una scelta, ad un gesto impensato, ad una sospensione del quotidiano che sembra rimettere tutto in gioco, ma senza clamore, quasi con naturalezza, con leggerezza, come se da sempre avessimo messo in conto che poteva accadere.

Questi pensieri accompagnano la lettura dei racconti di Monica Dini, Leggerezze, edizioni Besa, introdotti da una riflessione di Julio Monteiro Martins.

Sono storie di donne e uomini comuni, di bambini reali alle prese con il mondo degli adulti o da questi rievocati come immagine della propria infanzia.
Storie di sentimenti quotidiani, di azioni rassicuranti nella loro ripetitività, su cui aleggia però una vaga inquietudine, a volte un esplicito malessere, che solo raramente dà luogo ad un vero cambiamento. Quasi sempre, infatti, i protagonisti si fermano prima, non compiono il passo decisivo che li porterebbe al di là del loro scontento, preferiscono continuare a camminare sul confine che separa il già noto dai territori inesplorati e a coltivare fantasie destinate a rimanere tali.
E allora il feeling che per un attimo attraversa, come una scarica elettrica, la casalinga e lo spazzino, si dissolve velocemente, assorbito dai rassicuranti odori domestici.

La violenza esplicita e quella occulta, non meno devastante, dei rapporti coniugali rimane cristallizzata, senza riuscire a sciogliersi nella ribellione, per incanalarsi invece nella rassegnazione e nell’abitudine. Così come i tradimenti, fantasticati o reali, che diventano vigliaccheria e alimentano rancori.

C’è anche molta solitudine, in questi racconti, quasi come un fatale corollario che accompagna la vita di chi solo lo è davvero ma anche di chi ha qualcuno al suo fianco.

E c’è, inevitabile, il rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato e, insieme, la paura di stare preparando il rimpianto di domani, come dice Miriam alla nonna “(…) ho paura di questa domanda: ma tu cosa avresti voluto dalla vita? E se mi dimenticassi qualcosa da fare? Se non trovassi il coraggio di fare, se in fondo senza più forze non potessi rimediare?”

Le leggerezze del titolo stanno tutte qui, in questo scorrere di eventi e di pensieri che è la nostra vita, nei gesti compiuti e negli atti mancati, nell’incendio che divampa ad un passo da noi mentre continuiamo a parlare, a mangiare, a guardare la TV (come nel racconto che dà il titolo alla raccolta).

Monica Dini si guarda intorno e riconosce, in ciò che osserva, il tratto che tutti ci accomuna, quel misto di inconsapevolezza, coraggio e istinto di sopravvivenza che ci fa comunque andare avanti. Con una scrittura che sa essere lieve, incisiva e modulata su registri narrativi adeguati alle storie e ai personaggi, riesce a farci condividere il suo sguardo ironico e affettuoso, ci fa sorridere, ci fa riflettere.

Monica Dini, Leggerezze, Nardò (LE), Besa Editrice, 2008, pp. 126, euro 13,00