di Luciano Luciani
Paganico: una delle innumerevoli frazioni del Comune di Capannori, un tempo il territorio rurale più vasto d’Italia. Toscana interna, Lucchesia profonda: generazioni e generazioni di gente contadina visceralmente attaccata alla piccola proprietà della terra. Ritmi di vita sempre uguali anno dopo anno, scanditi solo dalle faticose necessità del lavoro nei campi, dalle esigenze familiari, dalle pratiche religiose di una cattolicesimo semplice, magari in gran parte rituale ma sincero e sentito.
Ebbene, nella prima metà del secolo scorso, il Novecento di ferro e di fuoco, questo modesto borgo agricolo è stato sconvolto e duramente segnato da due eventi eccezionali: la partecipazione obbligata dei suoi giovani alle due guerre mondiali, destinate a insanguinare l’Europa e il mondo intero. Con il conseguente tributo di vite umane che la Grande Storia ha preteso anche dalla piccola comunità di Paganico di Capannori in Provincia di Lucca.
Sono stati 14 i caduti di questo tranquillo paese lucchese nel corso dei due conflitti mondiali e la pietà degli uomini è riuscita, solo con grande fatica e solo nel corso del mezzo secolo successivo a riportare a casa i loro resti, sparsi sui fronti di guerra di tutta Europa.
Oggi, in tempi di diffuso bisogno di pace, la comunità paesana ha sentito l’esigenza di ricordarli tutti assieme con un monumento che sia insieme memoria e monito forte per evitare lutti futuri. Questi i loro nomi: Cerri Giovanni Oreste, Fanucchi Giovanni, Fanucchi Giovanni Domenico, Fanucchi Marino, Massei Pietro, Morini Emilio, Pacini Giovanni, Picchi Andrea, Picchi Gino, Picchi Giovanni, Picchi Giovanni Pietro, Pinochi Luigi, Tolomei Giovanni, Tolomei Giovanni Giuseppe.
Di tutti loro, a partire dal novembre, 2008 farà memoria un piccolo complesso monumentale voluto, attraverso il gruppo di volontariato Donatori di Sangue “FRATRES” e l’Amministrazione Comunale di Capannori, dall’intera comunità di Paganico e realizzato secondo un progetto che nulla concede alla retorica bellicista presente su tante piazze del nostro Paese e che, anzi, sceglie di alimentarsi di quella “cultura della pace di cui il mondo d’oggi, attraversato ancora e di nuovo da tante guerre feroci, vicine e lontane, ha un gran bisogno”.
Nato da un’idea dell’architetto Luciano Lucchesi e prodotto in marmo e cor–ten, un particolare tipo di materiale ferroso capace di trasmettere con pienezza il senso di desolazione proprio degli eventi bellici e delle loro tristi conseguenze, il monumento è stato materialmente costruito dagli studenti e dagli insegnanti dell’Istituto Tecnico “Giovanni Giorgi” di Lucca, consentendo interessanti e utili connessioni tra le materie più specificatamente professionali e quelle umanistiche del loro corso di studi. Soprattutto, ha rappresentato un’indimenticabile lezione di virtù civiche. Due, soprattutto: il dovere della memoria e quello della pace.