20 ottobre 2009

"L'esperienza di 'Fuori binario' " di Luciano Luciani


SENZA DIMORA, MA COL GIORNALE

A Parigi una volta li chiamavano clochard, oggi sans papiers, a New York homeless; a Managua sono i cartoneros, a Rio de Janeiros e a San Paolo del Brasile sufridores de rua, che in Italia, nella nostra lingua, diventano i senza fissa dimora… Sono il popolo dei poveri tra i poveri, coloro per i quali non sono più sufficienti le definizioni sociologico/burocratiche di “povertà relativa” o “povertà assoluta”.

Sono quelli che non hanno nulla: nessun lavoro, nessuna risorsa, casa niente e scarsa salute… Vivono in mezzo a noi nelle città, ma sempre e solo sulla strada. Di giorno dimorano in certe piazze malfamate e ad orari fissi abitano le sale d’aspetto delle stazioni ferroviarie.

Cacciati, trovano rifugio nei rari centri d’accoglienza e assistenza. Di notte la loro vita è tutta dentro una scatola di cartone. Figure erratiche, quando li incontriamo, cambiamo strada, li scansiamo, li scavalchiamo. Rappresentano il lato oscuro del nostro modello sociale in cui pochi vincenti arricchiscono senza misura; molti sono duramente impegnati a garantirsi almeno decorosi livelli di vita, continuamente erosi e insidiati; alcuni non ce la fanno.

Loro, i senza fissa dimora sono questi alcuni: uomini e donne che nel corso della loro esistenza hanno dovuto fare i conti con ogni tipo di dipendenza, dall’alcol alla droga; ex detenuti, immigrati, disadattati dalle storie più diverse, rappresentano la prova vivente, in carne e sangue, che, come scrive il poeta e saggista statunitense Paul Auster nell’Arte della fame, qui e ora “ è un momento difficile per i poveri. Siamo entrati in un periodo di grandissima prosperità. Ma mentre scorrazziamo su una superstrada di profitti sempre più vertiginosi, ci scordiamo che un numero inaudito di esseri umani precipita lungo la carreggiata. La ricchezza produce povertà. E’ l’equazione occulta dell’economia di mercato. Non amiamo parlarne ma, a mano a mano che i ricchi diventano più ricchi e si trovano somme più ingenti da spendere, aumentano anche i prezzi… Per molti altri gli aumenti hanno segnato la differenza tra avere un posto dove vivere e non averlo. Per alcuni hanno segnato la differenza fra la vita e la morte”.

A Firenze, questi “poveri invisibili” hanno una “voce” che ne esprime problemi e difficoltà, rabbie ed entusiasmi, aspirazioni e progetti. Un periodico mensile tutto loro, autogestito e autofinanziato che esce a Firenze da oltre dieci anni: si chiama Fuori binario, dodici pagine, formato 30 per 45 centimetri, piene di disegni, poesie, pensieri, racconti, argomentate polemiche contro quelle istituzioni che non fanno fino in fondo il proprio dovere nei confronti dei più deboli.

Lo promuove, con testarda sensibilità, la fiorentina Associazione Periferie al Centro. Intelligente la formula: i “senza dimora” non sono solo redattori di “Fuori binario”, ma anche distributori. Può capitare, infatti, a chi tra un treno e l’altro si trovi a trascorrere mezz’ora negli ambienti della Stazione di Firenze Santa Maria Novella di sentirsi interpellare con timidezza da uomini e donne non più giovanissimi, vestiti modestamente ma decorosamente, sul viso i segni profondi lasciati da esistenze difficili: “Vuoi acquistare “Fuori binario?” Se non sai di cosa si tratta, te lo spiegano con garbo. “Quanto costa?” Offerta libera: una parte va a coprire le spese del giornale, il resto rimane al nostro diffusore, che, mentre guadagna dignitosamente, pubblicizza la “sua” testata.

Vuoi diventare anche tu un “fuori binario”?
L’abbonamento costa 25 euro, sostenitore 50, da versare sul c.c. bancario n. 9691/00 Cassa di Risparmio di Firenze Agenzia 40; oppure c.c.p. n. 20267506 intestato a “Periferie al Centro onlus”, via del Leone, 76 50124 Firenze, telefono e fax 055/2286348; email: redazione@fuoribinario.org; sito www.fuoribinario.org
Direttore responsabile Roberto Pelozzi. Il coordinamento e la responsabilità editoriale sono di Maria Pia Passigli, la grafica e l’impaginazione di Sondra Latini.