29 ottobre 2009

"Racconti col fiato corto" di Giuliano Parenti


di Luciano Luciani


La nostra editoria non ama il racconto e lo considera quasi un genere minore, al più un esercizio di apprendistato letterario rispetto al ‘padre nobile’ della narrativa, il romanzo. Non c’è direttore di collana che non storca la bocca davanti a una raccolta di racconti, che non aggrotti pensosamente la fronte quando l’Autore, chiunque sia, alle prime armi o già famoso, gli propone un’antologia di narrazioni più o meno lunghe.

Eppure, il racconto, legato strettamente alle tradizioni orali, ai miti e alle leggende, ha radici antichissime che affondano in profondità nella notte dei tempi delle letterature e del genere umano. Esso costituisce quasi un organo vitale del nostro essere biologico: il narrare è strettamente connaturato all’esistenza stessa dell’uomo.

Una tesi dimostrata in base a un’ampia facoltà di prova da questi trentuno Racconti col fiato corto di Giuliano Parenti, valido rappresentante di quella creatività diffusa che, tra pagina scritta e mostre d’arte, teatro e poesia, microeditoria di qualità e laboratori di scrittura, in maniera tanto discreta quanto tenace, contribuisce, da quasi mezzo secolo, a umanizzare una Storia altrimenti spigolosa e tagliente.

Estrose le sue storie, talora stravaganti, non di rado bizzarre, sempre comunque orientate nella direzione di una critica lucida e corrosiva nei confronti delle manie dell’uomo nostro contemporaneo, insieme vittima e carnefice delle proprie fissazioni, delle complicatezze di un quotidiano di cui sembra aver smarrito il senso e la chiave. E in questa opera di demolizione dei miti di una modernità supinamente accettata, lo aiuta una scrittura essenziale, incisiva, graffiante, capace di ottenere il massimo di effetti narrativi coll’apparente minimo sforzo.
Uno stile sapiente quello di Parenti, di impianto teatrale per la sintassi secca, scabra, il gusto della battuta fulminante, l’originale invenzione delle situazioni al tempo stesso realistiche e paradossali.

Ora (Okay dall’alto dei cieli) una famiglia benestante in viaggio di piacere verso New York rammenta all’improvviso di aver lasciato solo e chiuso in casa un anziano genitore. Come soccorrerlo dall’altro capo dell’oceano? Ed è poi così importante aiutarlo?

Di aiuto, che non arriva, avrebbe poi urgente bisogno anche il protagonista di Bagliori di cenere, la cui storia, tragica e comica insieme, risolta brillantemente nel giro di tre pagine, vale più di un saggio sociologico sui devastanti effetti della dipendenza dalla ‘telecrazia’.

Oppure un Babbo Natale scambiato per un rapinatore dagli utenti in fila dell’ufficio postale di San Lazzaro Resuscitato (Babbo letale)…

E non manca una delicata, struggente storia d’amore tra un vedovo di mezza età e una postina belloccia e incerta, stroncata sul nascere (la storia d’amore, non la postina!) da legami familiari eccessivi e ingombranti (Frutti di bosco).

Per avere un saggio significativo delle qualità narrative dell’Autore si legga, poi, Un uomo dietro la porta: qui, un sans papier, ovvero un ‘barbone’ per di più nero di pelle, ricorre a tutte le proprie abilità dialettiche per farsi assumere come cane da guardia nella villa in Val d’Orcia della matura, bella, ricca e francese Brigitte Decauville…

Giuliano Parenti, deformandolo appena appena un po’, ci racconta un mondo privo di pietas, frustrato, deprimente: il nostro, senza possibilità d’errore.


Giuliano Parenti, Racconti col fiato corto, prefazione di Mario Artioli, Tre Lune Edizioni, Mantova, pp. 230, Euro 22,00