29 ottobre 2009
L'adottato" di Mario Del Plato
di Luciano Luciani
Raccontare storie. Ovvero intraprendere un cammino verso un territorio suggestivo e condiviso, dove si incontrano le conoscenze, le emozioni, i valori, che forniscono senso all’esistenza tanto di chi racconta quanto di chi ascolta. Fin dalla notte dei tempi è narrando che gli uomini sono sempre entrati in comunicazione tra loro e hanno imparato a conoscere più e meglio se stessi e il mondo circostante.
Concetti, immaginiamo, ben presenti alla coscienza di Mario Del Plato, che ha già felicemente praticato tale antica, umanissima modalità con il suo sorprendente L’ultimo treno per Kyoto (Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2005), un vivace reportage dai luoghi esotici dell’Oriente estremo e, insieme, dagli anfratti riposti della memoria privata.
E il ritorno col pensiero all’interno di sé, tramite la ’tenerezza feroce del ricordo’, è il canone che sovrintende anche a questo L’adottato, un’antologia di racconti proposta all’attenzione del pubblico solo nel momento in cui l’Autore si è reso pienamente consapevole e padrone dei propri mezzi espressivi.
Così, alla narrazione iniziale che dà il titolo alla raccolta, proposta in prima persona e da un originale punto di vista ‘dal basso’ che non potrà non spiazzare e stupire più di un lettore, si alterna una storia in terza persona, intrisa di autobiografismo, La soffitta. Il racconto di un tempo apparentemente remoto, ma che, se ci pensiamo bene, corrisponde al nostro comune sentire di appena ieri: quel mondo contadino fatto di famiglie allargate, di povertà materiali, di affetti forti e di grande pudore dei sentimenti, di un rapporto intenso e profondo col mondo della natura, le sue manifestazioni e i suoi più antichi abitatori, gli animali.
Alla esposizione della propria vicenda personale Mario Del Plato ritorna senza mediazioni narrative, in forma diretta, esplicita nei Frammenti di memoria: in questa terza e ultima parte della raccolta, nella maniera disordinata tipica dell’incalzare delle reminiscenze più personali, si affollano sulla pagina memorie recenti, meno recenti, oppure lontane nel tempo, familiari, professionali, private e privatissime, senza trascurare neppure l’esperienza dolorosa della propria progressiva disabilità. Ora il ricordo, ancora vivido nella memoria e nella penna, di un innocente scherzo tra colleghi, ora una notizia di cronaca che riporta alla coscienza l’encomio solenne ricevuto per aver salvato una giovane donna che stava per essere travolta da un convoglio ferroviario. Privo di costrizioni il pensiero torna ad accarezzare gli anni giovanili: figure e personaggi disegnate con veloce abilità in punta di lapis, ma anche odori, colori, sapori della propria infanzia e adolescenza in quel di Eboli, luogo paradigmatico del nostro e di tutti i Sud del mondo. Oppure, parentesi di svago con gli amici, con la famiglia, senza mai dimenticare l’imprescindibile macchina fotografica che tante soddisfazioni ha regalato all’Autore di questo libro. Momenti felici complicati, amareggiati da altri ricordi: quelli relativi alla malattia, raccontata sempre con grande discrezione, quasi sottovoce.
Emblematico in questo senso Canarini, non più di mezza pagina, venti righe intensissime: nella triste vicenda dell’uccellino in gabbia irrimediabilmente malato e confortato dalla istintiva vicinanza della compagna alata, l’Autore racconta se stesso e la sua attuale condizione di fragilità. Ma anche la solidarietà, calda, affettuosa che gli è nata spontaneamente tutt’attorno a partire dalla moglie e dalla famiglia.
Mario Del Plato, L’adottato, Maria Pacini Fazzi editore Lucca 2008, pp. 98, Euro 10,00
Mario Del Plato è nato a Eboli (Sa) nel 1943. Ha compiuto gli studi presso l’Istituto Magistrale di Campagna (Sa). Assunto a Milano nelle Ferrovie dello Stato nel 1968, è rimasto per quattro anni nel capoluogo lombardo per trasferirsi definitivamente a Lucca nel 1972 dove vive tuttora. Per molti anni in qualità di Presidente del Circolo Fotografico del Dopolavoro Ferroviario di Lucca si è interessato di fotografia, ottenendo anche importanti riconoscimenti. Ha realizzato due mostre fotografiche e ha partecipato ad alcune collettive.
Nel 2005, sempre per la Collana Via Lattea della Maria Pacini Fazzi editore, ha pubblicato L’ultimo treno per Kyoto Un sogno nato a Eboli.