di Gianni Quilici
In questo breve romanzo giallo di Georges Simenon non c'è Maigret, che, comunque, siamo nel 1931, era già, con successo, sorto.
C'è l'ispettore G. 7, che a Maigret non somiglia per niente: è giovane, senza moglie, capelli rossi, apparentemente timido e silenzioso. Un ispettore che, forse, come Maigret, avrebbe avuto possibilità di successo. Come Maigret, infatti, è padrone della situazione, anche se sembra, inizialmente, rimanersene in disparte.
La pazza di Itteville non ebbe successo. Se ne possono, però, capire le ragioni. E' troppo breve.
Però non mancherebbero gli ingredienti di un possibile successo.
Innanzitutto l'atmosfera: una notte sotto una pioggia battente, una macchina scassata con le giunture scricchiolanti, nessuno per strada, una visibilità ridottissima, i cartelli stradali che non si leggevano, se non eroicamente scendendo dall'auto e sguazzando nel fango.
Poi un delitto paradossale: un cadavere che scampare, forse, sostiuito misteriosamente da un altro.
Infine una ragazza infantile, docile, di una dolcezza esasperata, bionda, alta e flessuosa come una donna del Botticelli e un po' folle.
Ci sono, quindi, tutti gli ingredienti di un giallo ad alta tensione. Solo che l'ispettore G. 7 capisce tutto subito e la suspence, in un primo momento, attivizzata, non solo viene risolta, ma non amplifica né delinea i caratteri in gioco, non li “contorce”.
Solo l'ambiguità di un finale veloce e sorprendente, come in certi film di Buster Keaton, fa presagire, di Simenon, un talento, anche, introspettivo.
Georges Simenon. La pazza di Itteville (La folle d'Itteville). Traduzione di Massimo Scotti. A cura di Ena Marchi. Adelphi edizioni. Biblioteca minima. Euro 5,50.
18 gennaio 2012
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