Una raccolta poetica di 65 testi potrebbe anche sembrare relativamente cospicua. Questo se non tenessimo conto della indicazione che ci viene dall’Autrice: le poesie comprese nella silloge sono state composte tra il 1985 e il 2009. Ovvero un arco di tempo di quasi 25 anni, un quarto di secolo: un battere di ciglia rispetto al respiro della storia, ma un tempo lungo nella vita di una persona. Un dato, questo, significativo di un pudore che si fa filtro severo nei confronti della propria parola poetica, del proprio lavoro di indagine e scavo interiore che sono rivendicati, con qualche orgoglio, nel testo che apre il canzoniere di Carla, Poesie scrissi e scrivo, che, come tutte le poesie poste in apertura di una raccolta, vuole fornirci le coordinate circa la poetica dell’autrice: il”cosa” e il “come” e il “perché” della sua ricerca tra le emozioni e le suggestioni della vita da trasformare in poesia.
Ovvero il raccontarsi: spiegare agli altri, e a se stessa, la propria vicenda umana dentro il segmento di storia che c’è stato dato da vivere. Riagganciarsi programmaticamente alla tradizione alta della nostra poesia: i padri fondatori, Dante, Petrarca; l’idea di una poesia classicamente governata di Leopardi e trasfigurata dalla specifica cadenza del canto; l’istanza autobiografica e narrativa di Saba e il segno montaliano della disillusione e dello scacco; riscattati l’uno e l’altra dai due figli della Speranza, Indignazione e Coraggio (come da citazione di sant’Agostino che apre l’introduzione di Carla). Perché, poi, scrivere poesie? Perché la poesia è “un’ancora di salvezza”: per esempio, dalla perdita di senso, direzione e significato che appare sempre più come il grave male dei nostri anni confusi e malmostosi.
65 testi: poesie di memoria, d’amore e d’amicizia, di bilancio esistenziale... Un omaggio alla città delle proprie radici, Lucca. Poesie familiari, il padre, la madre… Poesie di stagioni, di mesi dell’anno, di piccoli animali, cani, gatti, metafore trasparenti di stati d’animo, sentimenti, emozioni...
Forse un eccesso di elementi riflessivi appesantisce la freschezza dell’ispirazione e la libertà del canto lirico che ritroviamo, invece, in un paio di poesie d’amore: Nell’attimo supremo,(p. 22) e Come per caso,(p. 87), in cui le parole del pudore e della riservatezza si fondono con quelle della passione e si trasformano nel lessico del gioco amoroso, del trasporto erotico.
Intensi, di una carica emotiva forte e insieme controllata, i versi dedicati ai genitori, A mia madre (p.70), e A mio padre (p.71) in due testi separati e distinti. E, se è netta e positiva la simbologia arborea che identifica la madre e ne definisce la personalità e i caratteri morali, dolenti, invece, e percorsi da un senso diffuso di sofferenza e disillusione i versi rivolti al genitore, riscattati da un’affettuosa, quasi carezzevole clausola finale.
Meritevoli, poi, d’attenzione alcuni rapidi quadretti di sensibilità impressionistica, Ottobre sulle mura, (p. 33), Autunno, (p. 35), Ottobre, (p. 41) a conferma di una particolare felicità compositiva che l’Autrice ottiene quando il tratto è veloce, appena accennato, leggero e poco concede al controllo raziocinante o a una tensione un po’ declamatoria che, talora, sembra prendere l’Autrice nei suoi componimenti più strutturati.
Siamo comunque grati a Carla Reggiannini per questa sua operazione che è culturale e letteraria, civile e umana: quella di aver utilizzato le parole e le immagini della poesia per raccontarci della difficile abitabilità del nostro presente; per averci insegnato la sua come usarle, queste parole e queste immagini, per cercare di mettere ordine al tumulto del cuore; per aver realizzato con questa raccolta poetica un salutare antidoto, un benefico contravveleno agli umori cattivi di questi nostri anni “insensati”, disorientati, delusi. Un tempo in cui energie spaventose dormono sonni leggeri...
La parola, certo, non è l’unico deterrente, né il più potente, nei confronti della barbarie sempre in agguato, ma è quello che, a livello molecolare, ottiene i risultati migliori e i più duraturi.
Carla Reggiannini, La mia parte, collana Voci nuove, prefazione di Mario Lena, Maria Pacini Fazzi, Lucca, 2011
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