03 aprile 2012

"Un gruppo, un paese 1971 – 2011, Quarant’anni di vita e ricordi a Paganico" di Luciano Fanucchi

di Luciano Luciani

Ogni biblioteca, piccola o grande che sia, contiene sempre nel suo catalogo per argomenti la voce ”localistica”. Si tratta, in genere, di un corpus di pubblicazioni che trovano la loro ragion d’essere nella volontà di mantenere e difendere la memoria di una porzione circoscritta di territorio: un piccolo comune, oppure un borgo, una frazione, con la sua storia minore o addirittura minima e i suoi incroci con la storia grande, quella con la S maiuscola. I suoi personaggi memorabili, il dialetto, i proverbi, i modi di dire, le memorie familiari e quelle di lavoro e di emigrazione, le pratiche religiose e alimentari, gli usi e le abitudini peculiari che hanno reso quella piccola parte di mondo un unicum originale e irripetibile.

Sono diffusissime le pubblicazioni di questo genere: ieri, tirate modestamente al ciclostile in poche decine di copie, oggi, grazie agli straordinari progressi della tecnica tipografica, prodotte in vesti grafiche più curate e appetibili, ricche di foto e colori. Alla loro stesura, ieri come oggi, hanno lavorato e lavorano legioni di eruditi locali, di oscuri ricercatori, di annalisti sconosciuti a cui, se va bene, toccherà, forse il riconoscimento di una nota a piè di pagina.

A questa editoria marginale, periferica gli storici di professione, gli addetti ai lavori della Grande Storia, gli Accademici guardano di solito (non sempre, ma di solito!) con un certo sussiego, con sufficienza, restii a concedere legittimità di materiale e di lavoro storico a tali esperienze.

E invece sbagliano!

Sbagliano perché in queste pagine, magari talvolta ingenue, talora non del tutto professionali, si accumulano tesori di informazioni dimenticate, patrimoni di notizie minime apparentemente trascurabili e invece importanti, dettagli a prima vista poco significativi, ma essenziali per ricostruire la vita quotidiana di una comunità, i rapporti culturali e sociali veri, concreti, materiali tra gli uomini in carne e ossa di un certo tempo in una data area. Pubblicazioni preziose soprattutto perché consentono di ricostruire il clima, la temperie “morale” e “sentimentale” delle sempre numerose piccole societas, delle tante “piccole patrie” che costituiscono ancora oggi, tanta parte della vita civile del nostro Paese.

Tutti elementi, questi, che ritroviamo nel libro Un gruppo, un paese 1971-2011. Quarant’anni di vita e di ricordi a Paganico.

L’autore, Luciano Fanucchi, attraverso le foto, in bianco e nero e a colori, ritagli di giornale, i disegni dei bambini, le riproduzioni di lettere, ha giustamente dato alla pubblicazione un carattere corale, collegiale, collettivo, che è, già di per sé, un’importante indicazione di metodo e di un clima culturale. L’Autore è un portavoce: uno che, per spirito di servizio riguardo alla memoria collettiva, parla di tutti e a nome di tutti. Ci sono i capitoli istituzionali, ma non per questo meno significativi, dedicati alla storia e alle attività del Gruppo Fratres: la raccolta delle donazioni e la loro organizzazione impossibile senza una veste partecipata e una ricca trama di relazioni. La stessa che ha favorito, che ha creato il “brodo di coltura” all’interno del quale hanno potuto prendere le mosse e realizzarsi tante e tante altre attività, manifestazioni, iniziative ludiche e conviviali come la Sagra del Taglierino o il Carneval/Paganico; senza dimenticare la recente inaugurazione del Monumento ai Caduti: esemplare per assenza di retorica, modalità di realizzazione (progetto ed esecuzione affidati ai docenti e agli studenti dell’Istituto “Giorgi” di Lucca) e novità di criteri estetici. Poi, non si trascurino alcune pagine “alte”: quelle che raccontano le esperienze di solidarietà internazionale di Paganico verso le ragazze di Cernobyl, i ragazzi di strada del Congo e i bambini della Costa d’Avorio. Gesti collettivi che dicono tanto circa il tono civile di una comunità, ma che sono destinati probabilmente a rimanere con poca o punta memoria, perché, di norma, chi fa il bene non si preoccupa granché di documentarlo.

Libro utile e bello, anche nelle sue pagine più tradizionali, ma non per questo meno dense dal punto di vista documentario e storico-antropologico: per esempio, le sezioni dedicate agli indovinelli, tiritere, scioglilingua, filastrocche, ninne nanne... Un repertorio umanissimo che ha fatto bene l’Autore a raccogliere e a passare ai lettori, soprattutto ai più giovani. Perché, una volta esauritasi la generazione anziana di coloro che hanno vissuto e operato nel mondo com’era prima della trasformazione in senso industriale e consumista della nostra società, questo patrimonio di parole, non di rado poetiche, rischia di disperdersi e zittirsi per sempre. Luciano Fanucchi con il suo libro lo salva, lo mette in memoria, lo affida, fiducioso, ad altri occhi, ad altri cuori nella speranza che leggano e, soprattutto, sentano come lui.

Ma il libro per i quarant’anni dei Fratres di Paganico si presta anche ad altre considerazioni, più impegnative. Queste pagine, infatti, rappresentano la “prova provata” di una vicenda più larga e ancora in atto: ovvero che la globalizzazione, intesa come massificazione e monocultura livellatrice, non è passata, non ha vinto, se non a livelli superficiali, marginali.

Perché di fronte alla spinta, apparentemente inarrestabile, formidabile della omologazione e dell’appiattimento culturale, a una osservazione attenta possiamo individuare controspinte, tendenze “altre” e originali. Un moltiplicarsi di fenomeni ed esperienze di opposizione alla monocultura: gruppi, movimenti, circoli, riviste, pubblicazioni on-line o di carta, manifestazioni, attività, iniziative molecolari, ma unificate nella comune intenzione di difendere la propria cultura come originale e individuale, valorizzare il dato locale contro la massificazione e sinceramente interessati a riscoprire identità apparentemente dimenticate o rimosse.

Quarant’anni di iniziative dimostrano che anche Paganico è all’interno di questo vasto e ricco movimento di esperienze di opposizione alla omologazione e alla massificazione e che la frazione capannorese fa parte, di buon diritto, di una auspicabile Federazione per la difesa delle Biodiversità culturali: unita a tanti altri soggetti nel considerare la civiltà umana non come un’unica vicenda organica, ma come una somma di realtà diverse, di differenti culture, di specificità, di eccezioni, di articolazioni: Un intero mondo di valori, memorie e buone pratiche: un mondo insieme a un milione di altri mondi diversi. Quello raccontato in questo libro si chiama Paganico, ha un cuore antico e, quindi, non potrà che avere un futuro.



Luciano Fanucchi, Un gruppo, un paese 1971 – 2011, Quarant’anni di vita e ricordi a Paganico, Gruppo Donatori di Sangue Fratres Paganico, 2011

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