di Mirta Vignatti
Con
uno stato di grazia linguistica e una perfetta capacità mimetica
nell'impersonare l'affabulatore che ci narra un amaro apologo, Sebastiano Vassalli -così
credo- raccoglie le inascoltate profezie pasoliniane sulla mutazione
antropologica degli italiani e sulla deriva culturale di una intera generazione
già formulate sul finire degli anni '60.
In questo inquietante e durissimo apologo,
che vede per protagonisti una fauna umana totalmente allo sbando (che vorrei di
scarto ma che temo molto vicina a noi tutti e fatta ahimè di grandi numeri),
una umanità a-culturale e senza ideali elevati, personaggi triviali che sognano
o speculano sul denaro facile, proprio o altrui. Questa società, insomma, dove
siamo inseriti tutti e che conosciamo bene: dove le uniche tensioni emotive
sono per il “Gratta e vinci”, per le super lotterie, le slot-machines, i mutui
da pagare, la droga, gli outlet che punteggiano un paesaggio anch'esso
tristemente mutato, in questa repubblica non solo delle banane ma, come dice
Vassalli, “dei Saldi e dei Soldi”.
Nemmeno l'ombra di tensioni morali o etiche
in questo triste apologo, il cui tristissimo epilogo e tutta la parte
riguardante il denaro che diventa virtuale attraverso vie di fuga digitali
manipolate, come nel gioco delle 3 carte, da personaggi senza scrupoli, mi fa
pensare al Walter Siti di “Resistere non serve a niente”, che Vassalli deve aver
avuto senz'altro sott'occhio. Come anche mi dà da pensare la coincidenza
dell'uscita di questo libro con la distribuzione nelle sale del film di Daniele
Ciprì “E' stato il figlio”, anch'esso basato sul devastante potere del denaro
che si innesta in una società in totale disfacimento, dove tutti sono “brutti,
sporchi e cattivi”. Certamente Vassalli non può aver tratto ispirazione dal
film, ma sì dal romanzo omonimo di Roberto Alajmo del 2006 da cui è stato
tratto.
“Comprare il sole” è sicuramente a mio avviso un libro da leggere e su
cui riflettere. Credo che sia importante, con i tempi che corrono, riflettere
su scenari che potrebbero anche non essere di pura fantasia e che ci possono
far capire dove rischiamo di andare a finire.
In questo senso il libro di Vassalli
è letteratura alta e anche denuncia civile. Farei soltanto un appunto
all'autore sulle eccessive frecciatine lanciate contro le femministe storiche
(non cada anche lei, caro Vassalli, nello stereotipo: non tutte le femministe
finiscono a fare le “gattare”) e contro i cosiddetti “intellettuali di
sinistra”, ingenerosamente -credo- messi alla berlina.
Un plauso invece per
quanto compare scritto nell'ultimo rigo del secondo risvolto di copertina: “per
volontà dell'autore questo romanzo non partecipa a premi letterari”.
L'integrità morale di Vassalli uomo e scrittore non si smentisce.
“Comprare
il sole”, Sebastiano Vassalli, Einaudi 2012.
Nessun commento:
Posta un commento