di Luciano Luciani
Apprezzato
“scrittore autobiografico”, in tutti i suoi libri - tre dal 2009, il primo dei
quali pubblicato alla bella età di 78 anni - Odino Raffaelli ci ha abituati a
una pratica delle memoria insieme sociale e sentimentale, fitta di personaggi
minori, o addirittura minimi, della prima metà del secolo scorso. Storie, le
sue, intrise di vita quotidiana e perciò stesso cariche di utilissime
informazioni storiche, antropologiche, di costume. Sia che racconti la dura esistenza
delle genti dell’Appennino tosco-emiliano tra le due guerre (Una carezza sui ricordi), sia che riporti
alla memoria, sua e dei Lettori, le dure condizioni di vita dei “lavoratori del
mare”, i marinai della marina mercantile, negli anni cinquanta e sessanta (La valigia sull’acqua), Raffaelli,
l’occhio costantemente attento e sollecito nei confronti dei meno fortunati,
mantiene anche in questo Profumo di città
una lucida e inossidabile capacità di ricordare anche i particolari che
sfuggono e invece sono significativi e una scrittura garbata, cordiale, fruibile.
E alla fitta rete dei suoi ricordi non sfugge una vicenda dai forti connotati
umani, sociali ed economici che, negli anni dell’infanzia e gioventù, lo vide
testimone tanto interessato quanto discreto. Ovvero, l’emigrazione locale
temporanea di giovani e giovanissime donne della montagna emiliana che, per
tutta la prima metà del secolo scorso, si recavano “per serve” nelle città
della costa: un cospicuo flusso di lavoratrici domestiche che nelle famiglie urbane
e benestanti, in cambio dell’ospitalità e di una modestissima retribuzione,
svolgevano una pluralità di funzioni ed erano al tempo stesso cameriere e
badanti, balie asciutte e governanti, cuoche e bambinaie…
Odino
Raffaelli le segue passo passo queste ragazzette di montagna, spesso
illetterate quando non del tutto analfabete, e ne racconta il momento triste e
doloroso della partenza dalle povere famiglie d’origine e l’impatto traumatico
con l’ambiente cittadino; le rare occasioni di gioia e, soprattutto, i dolori
nel rapporto con la nuova famiglia che le accoglie; i numerosissimi doveri e
gli scarsi diritti, senza tacere le ingenue strategie attuate da queste donne
per sopravvivere e magari ritagliarsi piccoli spazi per un’esistenza decorosa e,
in casi eccezionali e fortunati, vere e proprie posizioni di potere all’interno
della nuova dimensione familiare.
Emerge
dalle pagine di Raffaelli la narrazione puntuale e accorata di condizioni
materiali di vita disagevoli e diseguali, sempre pesantemente segnate in senso
paternalistico: non collaboratrici familiari, non datori di lavoro, ma “serve”
e “padroni”, anzi “Padroni”. Queste lavoratrici, numerosissime (quasi mezzo
milione di donne compresa tra i nove
a e gli oltre 65 anni d’età) che a ridosso della Grande Guerra costituivano
circa un terzo della intera forza lavoro femminile del Paese, risultarono, poi,
marginalizzate anche all’interno dello stesso movimento dei lavoratori:
svolgevano, infatti, una prestazione d’opera, il lavoro domestico che, privo com’era
allora di regole e prescrizioni, manteneva uno “stigma d’inferiorità” che lo
faceva “disprezzare e sfuggire da tutta la gioventù lavoratrice più
intelligente ed evoluta” (Rignano Sullam, 1914).
Zone
d’ombra, dunque, ma anche qualche luce. Tramite non pochi esempi, sempre
tratteggiati “con simpatia piena d’amore” per le ragazze di montagna, l’Autore
ci evidenzia anche i modi concreti con cui queste donne, entrando in relazione
con situazioni sociali e culturali più mosse, più dinamiche e moderne, seppero
a poco a poco, emanciparsi dai ruoli tradizionalmente assegnati loro nelle
famiglie d’origine. Così, pazientemente e intelligentemente, la subalternità
iniziale delle “serve” e delle balie seppe assimilare nuovi stili di vita e trasformarsi
in un potente veicolo di mutamento ideologico e comportamentale che, riportato
nell’ambiente domestico e nei luoghi di provenienza, ancora attardati e
arretrati, contribuì, e non poco, all’onda lunga dei diritti e delle conquiste
femminili.
Un
processo che si fece addirittura inarrestabile dopo il secondo conflitto
mondiale e dopo aver attraversato la Ricostruzione e il “miracolo economico”, la Prima Repubblica e la Seconda, dura ancora ai
nostri giorni e si rivela tuttora capace di rinnovare le istituzioni e la società.
Odino Raffaelli, Profumo
di città, Daris Libri e Stampe, Lucca 20013, pp. 240, Euro 12,00
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