07 giugno 2013

"Gli oggetti" di Gianni Quilici


LUCCA. foto di Gianni Quilici

Gli oggetti parlano solo se noi parliamo a loro.
E noi parliamo  a loro solo se li osserviamo come se fossero quasi un miracolo.
Altrimenti rimangono (a noi) muti, assenti, invisibili, anche quando non sono oggetti nati dalla creatività umana, ma natura, che nasce, cresce, muta, muore.

Ampliare il nostro sguardo significa assumerci, quindi, dentro tutto il creato non solo gli uomini, non solo, come sempre più accade, gli animali, non solo la natura e gli elementi naturali, ma anche tutto ciò (o molto di ciò) che l’uomo  ha creato e che crea sempre più vertiginosamente: la penna con cui scrivo, il computer con cui trascrivo, il pavimento di mattonelle su cui cammino, la finestra da cui mi sporgo, la macchina lungo la strada, la pavimentazione di pietra e così via.

Guardarci intorno, assorbire questo pullulare di esistenze, catalogare, cogliere le forme, andare all’anima delle cose, se e quando l’anima ce l’hanno.  

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