foto gianni quilici |
Mattino da viaggio. Per viaggiare
bisogna aprire gli occhi. Poi la meta, vicina lontana, importa meno. Chi come
me vive nella Piana di Lucca ha una possibilità abbastanza contigua: i paesi
che si trovano sulle colline della Garfagnana a destra o a sinistra del fiume
Serchio. Ed è per me sorprendente, almeno finora, lasciare il fondovalle e
sbucare su paesi con strutture medievali dentro un paesaggio non ancora
deturpato, anche se, in buona parte, abbandonato.
Il paese di stamani, Cascio, si
trova sulle colline prima di Castelnuovo Garfagnana. La strada sale ampia e dopo 4 Km, attraverso piccole
località, si arriva nel parcheggio dove la strada termina, appena prima del
centro storico. Prima della bella porta di ingresso un cartello ci informa che
Cascio è di origine alto medievale,
sorge lungo l’antica strada che collegava Lucca con Modena, è stato libero
comune prima di essere occupata da Lucca, dalla signoria degli Estensi, di
nuovo da Lucca senza neppure opporre resistenza, tanto che, riconquistata dagli
Estensi, per punizione essi, gli abitanti, furono obbligati a fortificarsi a
loro spese, amen.
foto di gianni quilici |
E infatti una stradina sale tra
pochi resti di mura fino ad un torrione semicircolare di pietre e di sassi, nel
quale si percepisce ancora di più la mano e la fatica umana. Accanto ad esso
una bella casa, un’entrata aperta e incorniciata, un cortile dove la ricerca
del bello vive soprattutto nella cura conservativa.
foto di gianni quilici |
Un viottolo corre lungo quelle che
dovevano essere le mura e offre uno sguardo sui prati ora verdi, sui castagni
nudi, cataste di legna e fioriture varie nel cinguettio diffuso che si rincorre
nella mattinata di luce.
foto di gianni quilici |
Ecco che appare dall’alto la
piazzetta del paese con la facciata della chiesa neoclassica, il bel campanile
e un’altra porta medievale, dove sono ricordati i morti delle due guerre
mondiali e (sorpresa) i morti sul lavoro. E sulla destra il prato con stand, i
tavoli con panche, dove si festeggerà domenica prossima “la festa della campagna”,
come annuncia il manifesto, “ una giornata dedicata alla riscoperta degli “erbi
boni” e all’arte della potatura del castagno, con passeggiate, mangiate e
smondinate di fine inverno. Bella notizia di paese vivo!
foto di gianni quilici |
Più avanti il belvedere. Un luogo
contemplativo! Una panchina che volge lo sguardo sulla vallata: Gallicano,
Barga, l’Appennino, un tavolino grezzo di castagno nel praticello. Tutto il
paese poi è puntellato di fiori e di api di stoffa come inno alla primavera.
foto gianni quilici |
Nella piazza c’è un bar ben curato. Dentro una donna. Basta una domanda:” Quanti abitanti ha più o meno questo paese?” , che inizia uno scambio interessante. Il centro ha poco più di 20 abitanti, ma considerando le località fuori, sempre Cascio è, ne fa… legge un giornalino… 420, la frazione più popolosa del comune (di Molazzana). Ma i tempi sono cambiati, eccome se sono cambiati! Lei ha 80 anni, che non dimostra per lucidità e freschezza, prima aveva anche una trattoria con marito e famiglia. Facevano anche pranzi matrimoniali. Ma c’era la passione nel fare da mangiare, c’era il piacere di vedere che la gente era contenta, che ti ringraziava! Oggi in molti posti non è più così. Si tira via, si fa tutto alla svelta. E’ tutto cambiato. Anche il bar con tutte le tasse da pagare e il resto ha poco senso. Ha poco senso continuare”. Per un attimo penso a tutta quella gente costretta a lasciare il proprio Paese e a tutti questi borghi (e sono tanti) nelle colline e sulle montagne italiche, sempre più abbandonati. Penso che potrebbero essere progettati per ripopolarli, per risanare territori, per riprendere attività produttive all’altezza dei mercati. Certo ci vuole coraggio, ci vogliono progetti, ci vogliono finanziamenti, ma questa è una strada, una sfida necessaria per il futuro.
24 marzo 2017
Nessun commento:
Posta un commento