Nei giorni scorsi ha destato forte attenzione la decisione di un giovane papà di Mugnano di postare la foto del figlio tredicenne con il volto tumefatto, a seguito di atto di bullismo subito. Il gesto di questo padre, finalizzato a far riflettere sul problema, ha ottenuto (giustamente) una forte solidarietà da tutto il Paese.
Ma intorno a quest'ennesimo caso di violenza minorile si è inserita una proposta rivolta da Claudio Gubitosi, direttore del Giffoni Film Festival, ai bulli di Mugnano. Il patron della più importante vetrina internazionale del cinema per ragazzi ha invitato i responsabili del brutale gesto a seguire nelle vesti di giurati le giornate della prossima edizione del Festival.
Una proposta che ha destato subito delle critiche in quanto si premierebbe questi ragazzi invece di farli pentire della violenza fisica riversata su un loro coetaneo. Dal canto suo Claudio Gubitosi, nell'invitare, naturalmente alle giornate di luglio del GFF anche il ragazzo vittima delle vessazioni, ha voluto così motivare la sua iniziativa: "E' solo un'opportunità che da padre vorrei dare a questi ragazzi per fargli conoscere la bellezza del rispetto per gli altri, la comprensione delle differenze. A Giffoni si rispettano le regole e potrebbe essere questo un buon motivo per creare un cortocircuito tra il mondo reale e quello virtuale, per far emergere i valori positivi che ogni ragazzo e ragazza ha , ma che, purtroppo, sempre più spesso non domina e non governa...".
Al cospetto di quanti hanno manifestato avversione e disappunto, chi scrive pensa che quella di Gubitosi sia una presa di posizione sì forte (e probabilmente pure discutibile), ma è coerente con la sensibilità, il sentire e i valori di una personalità pubblica che promuove nel mondo la cultura per tramite delle narrazioni filmiche. Il suo non lo si può far passare come un atto di perdono, un'assoluzione, piuttosto è un affronto al muro che alza la violenza e fa perdere una prospettiva del rispetto verso l'altro.
Il direttore del GFF chiama i bulli al compromesso, a (ri)stabilire un patto di coesione, a fare i conti con la propria coscienza, a ripiantare la radice di un dialogo sulla strada del ravvedimento. Quello di Gubitosi è un atto cristiano (e anche sanamente laico), padre David Maria Turoldo l'avrebbe attestato in "un canto d'amore da fratello a fratello", da Abele a Caino che abbatte la barriera della non-comunicazione e lascia intravedere un raggio di luce sulla cui scia possano tornare a camminare i bulli di Mugnano. Portare loro Giffoni non è un premio o una vacanza a gratis, è provare a farli comprendere, a strapparli ad un loro torpore interno ed evitare che il male, ancora una volta, trovi sfogo all'esterno nella maniera più sbagliata.
27 marzo 2017
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