09 agosto 2009

"Finalmente ti scrivo" di Carmen Llera Moravia


di Gianni Quilici

C'è una ragione “forte” per leggere questa esile “testimonianza”. La ragione è Alberto Moravia: per le sue lettere, ma anche per il modo con cui Carmen Llera Moravia le ha inserito nel libro.

Finalmente ti scrivo è un colloquio tra Carmen Llera, la giovane moglie, e il romanziere, che prende spunto da un centinaio di lettere che Moravia le ha scritto “lettere d'amore tenere o disperate lucide intelligenti vitali generose comiche” che lei distruggerà, perché sono solo per lei, “il pubblico ne farà a meno”. Con parti di queste lettere Carmen Llera dialoga nel corso del libro; sette, autografe, che inserisce una all'inizio, le altre alla fine.

Prendiamo la prima:
“Cara Carmen
Tutto sarebbe semplice se
io non ti amassi. Siccome
ti amo e l'amore è già
di per se stesso complicato,
tutto è invece orribilmente
complesso e angoscioso.”

Queste lettere hanno insieme la lucidità “estrema” di Moravia e il dolore, spesso, di non “raggiungerla”, di non trovare non dico amore, ma “incontro” con la determinazione di lasciarla comunque libera, di non ricattarla in ogni modo con stati d'animo. C'è qui la grandezza dell'intellettuale ed anche dell'uomo, che si mette accanto, né davanti, né dietro.

L'altro aspetto di interesse del libro è la figura di Carmen Llera, che sembra vivere in un vuoto continuo di noia, di disperazione, di inutile fuga da risultare infine misteriosa e indecifrabile, più coatta forse che libera.
Memorabile la lettera in cui Moravia, un po', la tratteggia.

“Cara Carmen
non so quello che ti succede né voglio saperlo tanto più che tu stessa non sembri saperlo.
Ma da qualche tempo hai preso la strada del nulla, come ti ho detto oggi per telefono. Da un nulla crei un nulla che però purtroppo ha effetti tutt'altro che inconsistenti.
Sono convinto che in questo nulla che vai creando, io non c'entro, è il caso proprio di dirlo, proprio nulla. Non sarebbe la prima volta che fatti a me estranei e soltanto tuoi intervengono nella nostra vita e nei nostri rapporti (....)”
In un'altra lettera scrive:
“Purtroppo tu continuerai a fare quello che hai sempre fatto: distruggere quello che c'è per correre dietro a quello che non c'è...”

Ed anche nel suo raccontare-raccontarsi Carmen Llera tale rimane. La sua scrittura asciutta a mo' di poesia in prosa è orizzontale e lapidaria. La differenza con Moravia è netta. In Alberto Moravia il fatto diventa subito “perché” e la risposta spesso un altro “perché” ancora, come una trivella, che ad ogni scavo trova nuove profondità. In Carmen Llera i fatti si susseguono ad altri fatti a rappresentare non sviluppo, interazione, sorprese, ma immobilità, noia, non senso, assurdo, perché non c'è altro, così è.

Carmen Llera Moravia. Finalmente ti scrivo. Romanzo Bompiani. Pag. 88. Euro 10.33.