07 agosto 2009

"Grigio" poesia di Michela Ladu


di Gianni Quilici

Grigio
Seguo con gli occhi voltati
i rintocchi d'un pendolo morto.
Sbottono la scarlatta vestaglia
floreale, ma il seno s'è diradato
aprendo alla luce d'un eden tagliente,
alla massima saturazione.
La testa mi cade come da burattino
e rotola e morta
si rifugia nella penombra che all'angolo freddo
regala il fantasma del pendolo grigio.
Michela Ladu


E' una poesia narrativa.
Leggiamola senza bisogno di comprenderla subito.
Colpisce la sua inusuale narratività: una donna e i rintocchi di un pendolo; una vestaglia che si apre e il seno che si dirada in una luce limpidissima; la testa che cade, rotola e si rifugia in un angolo freddo.

Poesia non realistica. Una sorta di incubo ad occhi aperti. Visionaria. Onirica. Allucinata. Edgar Allan Poe?

Ri-leggiamola. Tre attimi. Il tempo percepito come morto. La luce e la disintegrazione del corpo. La testa che si separa dal resto in una sorta di schizofrenia: muoio, ma mi vedo, contemplo la mia morte.

La domanda più radicale potrebbe essere. Dolore vero o dolore falso, cioè estetico?
La risposta la dà la poesia stessa.

Primo: nella sua “fattura”. “Grigio” è percorsa infatti da continui contrasti, da (improvvisi) ossimori: eden e tagliente, vestaglia scarlatta e floreale e seno diradato, massima saturazione della luce e angolo freddo in penombra.

Secondo: ha un montaggio musicale. Seguo (con gli occhi), sbottono (la scarlatta vestaglia) e poi bellissimo come stacco per la sua naturalezza radicale “La testa mi cade ...” con una similitudine visionaria molto efficace (“ come da burattino”)....

Infine e soprattutto questa poesia di disperazione e solitudine è scritta senza compiacimenti, in una specie di distaccato dolore come se la protagonista fosse al tempo stesso attrice e spettatrice. Non c'è quel compiacimento di chi vuole suggerirti “quanto soffro, come sono brava!”

Ma chi è Michela Ladu?
Michela Ladu non è lucchese, è sarda, è nata a Oristano e lì risiede. Non ha mai pubblicato poesie. Questa è una delle tante inedite. Le ho chiesto: “Presentati”. Ecco la sua risposta.

“Vorrei cominciare con una citazione, ma evito.
Ho 28 anni e non ho ancora un lavoro che mi permetta di mantenermi.
Sono laureata come la maggior parte degli ignoranti del Paese.
Amo la pittura ed Egon Schiele in particolare.
Sono lunatica, intransigente e vanitosa, ma i complessi di inferiorità complicano i miei tratti caratteriali.
Sono innamorata.
La poesia? E' soltanto una terapia.
Non vedo il mio futuro e odio tutto ciò che ha a che fare col consumismo.
Mi piace la lattuga dell'orto della mia migliore amica.
Amo viaggiare ma non me lo posso permettere.
Vorrei essere Tim Burton.
E questo è quanto.
Michela”

da "Arcipelago" n. 44