24 agosto 2013

"L'ombelico di Adamo" di Stefano Tofani



di Luciano Luciani
Una favola contemporanea, questo L’ombelico di Adamo, primo romanzo di Stefano Tofani, giovane scrittore toscano: una bella prova d’Autore, la sua, non solo divertente, ma utile alla comprensione del nostro presente nelle sue larghe zone oscure e nei suoi rari punti di luce.

In una fredda notte di uno degli ultimi giorni di un anno di questi ultimi nostri malmostosi, come dal nulla, nella piazza principale di Cùzzole “uno di quei tranquilli paesi di passaggio, pigri e anonimi, che se ne stanno adagiati tra i monti e la camionabile” fa la sua apparizione una strana statua: un nudo maschile, gli occhi coperti da una maschera, stretto in mano un mappamondo da cui è stata cancellata una remota e settentrionale area del pianeta: l’Islanda. Ma il particolare più bizzarro è quello di un perizoma leopardato che cela un particolare anatomico (indovinate quale!) di ragguardevoli dimensioni, ma spezzato. Nasce così la fama di Piporotto, che, ben presto, si allarga oltre i ristretti confini municipali per assurgere a una fama nazionale e oltre. Mentre si moltiplicano i visitatori e cresce il conseguente indotto economico di questo inopinato, originale “bene dell’umanità”, si acuiscono anche gli interrogativi che attraversano e agitano la piccola comunità. Chi ha collocato lì la statua? E perché? Chi ne è l’autore? Qual è, se esiste, il messaggio nascosto? E l’Islanda, di cui viene negata l’esistenza, cosa c’entra? Tante domande, nessuna risposta. Va senza dire che le autorità preposte all’ordine pubblico “brancolano nel buio”, quelle politiche cercano di sfruttare in termini di consenso ogni novità, mentre le tradizionali dinamiche del piccolo borgo conoscono accelerazioni e torsioni, pettegolezzi velenosi e chiacchiere maligne … Fino a quando il mistero buffo si trasforma in tragico: dieci settimane dopo quella straordinaria epifania che sta rendendo un paesotto come tanti famoso in tutto il mondo, viene ritrovato un cadavere vestito, o meglio spogliato, come l’ormai celeberrimo Piporotto. Ora, il cono d’ombra delle insinuazioni e dei sospetti non risparmia più nessuno: non il sindaco e neppure l’assessore alla cultura, il play boy locale e il parroco, il barista e l’operatore ecologico che è “strano” perché scrive poesie. E chi è davvero la giovane bella e misteriosa restauratrice impegnata a portare a nuova vita un antico mosaico della chiesa parrocchiale?

A poco a poco, con fatica, vincendo le reticenze vischiose figlie di tanti piccoli egoismi personali, cominciano a emergere schegge di verità: si tratterà solo di ricomporle in un quadro più vasto, dietro il quale si intravvedono non pochi né piccoli interessi e intrecci affaristico/malavitosi: insomma, il nostro Paese, oggi.
L’ordine tornerà a regnare a Cùzzole? Sì, ma non sarà più quello di prima: sarà appena appena migliore, un po’più sincero e condiviso, un po’ meno impastato d’ipocrisia.

Godibile la scrittura di questo romanzo, tutta intrisa di un umorismo sottile; ben impaginata la storia, verosimili, nonostante l’assunto di partenza, gli scenari. Condivisibile, poi, il messaggio d’amicizia, d’amore, di tolleranza proposto dall’Autore, ben reso attraverso un mix lieve di ironia, malinconia e speranza: sì, speranza, malgrado tutte le piccole e grandi miserie che ci affliggono, ci appesantiscono l’esistenza e rendono peggiore la porzione di tempo e di mondo in cui ci è stato concesso di vivere

Perché, dietro Cùzzole e il suo microcosmo di storie paesane e personaggi minimi, non abbiamo dubbi che de te, Italia, fabula narratur.

 
Stefano Tofani, L’ombelico di Adamo, Giulio Perrone editore, Roma, 2013, pp. 192, E. 13,00










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