di Camilla Palandri
Una storia
vera tanto incredibile da confermare come talvolta la realtà superi la
fantasia.
Siamo nella
Sicilia degli anni Venti a Raffadali ,paese rurale in provincia di Agrigento .
I Sacco sono
una famiglia di contadini che ha costruito la propria agiatezza sul lavoro
onesto . “E’ gente conosciuta per l’onestà, la serietà, il rispetto assoluto
della parola data.”
“Ma c’era la
mafia”;
“Al principio
degli anni venti del Novecento Raffadali è completamente cummanata dalla mafia
che si è in tutto e per tutto sostituita allo Stato;”
Mafia che
interviene in tutte le questioni che riguardano la vita dei privati cittadini,
dalle “sciarratine familiari” ai furti di bestiame e denaro, ai matrimoni ,
all’acquisto di terreni o all’apertura di negozi;
“Il capomafia ‘nzumma
si portava appresso diverse facci: ora s’ammostrava un pater familias bono e accomodante,
ora un mediatore accorto e capaci, ora un judice severo, cchiù spisso un boia
feroci. Ma resta sempre e comunqui un esattore spietato;”
La vita dei
Sacco inizia a cambiare da quando Luigi, il padre, si rifiuta di pagare il
“pizzo”, osando così ribellarsi alla mafia locale. Il suo atto di coraggio
segnerà l’inizio di una lunga serie di sfortunate vicissitudini per la sua
famiglia.
Luigi Sacco
non si limita ad opporsi alla mafia, ma segnala anche l’abuso rivolgendosi al
maresciallo dei carabinieri. Il militare “lo talia strammato “perché nessuno
fino ad allora aveva mai osato presentare denuncia ed il suo atteggiamento,
perplesso e impacciato , rivela tutta l’impotenza delle forze dell’ordine che
non riescono a garantire la tranquillità dei cittadini facendo rispettare le
leggi, ma si adeguano ai soprusi.
Luigi fa la
denuncia una prima volta ed altre ancora, perché non si arrende alla prepotenza
e pagherà il suo ostinato rifiuto di sottomettersi con la vita. Verrà infatti
ucciso in un agguato mentre sta andando a cavallo ad Aragona a trovare il
figlio Vanni incarcerato e condannato per “rapina a mano armata”grazie ad una
falsa testimonianza.
La mafia in
questa occasione abbandona il suo “codice d’onore”che impone il rispetto di
anziani, donne e bambini.
Ai figli che
vogliono sapere com’è morto il padre , il medico risponderà “per cause
naturali”.
Da questo
momento è un susseguirsi di eventi incalzanti che vedono coinvolti i quattro
fratelli Sacco, Salvatore, Girolamo, Giovanni e Alfonso costretti , loro
malgrado, a difendersi da soli e da tutti.
Dalla mafia e
dalle forze dell’ordine, dai paesani complici e dai traditori, tra tentativi di
omicidio, accuse infondate e false testimonianze.
I Sacco dopo
il ritiro del regolare porto d’armi da parte dei carabinieri con un atto
coercitivo,non potendo più provvedere alla propria incolumità, sono costretti
ad abbandonare le proprietà , le famiglie e il lavoro per darsi alla latitanza
sulle montagne come dei veri banditi.
Il peggio
arriverà quando la mafia comincerà a servirsi di un'arma molto più potente : la
legge. Sarà infatti un avvocato opportunista e senza scrupoli, punto di
riferimento dei mafiosi del posto, a imbrogliare le carte, trasformando i
persecutori in perseguitati e viceversa.
Il piano
perverso riesce in pieno.
Il regime
fascista ed il “prefetto di ferro” Cesare Mori , che era stato mandato da
Mussolini proprio per sradicare la mafia per questioni di potere politico,
completeranno l’opera.
Perché i
Sacco, oltre ad opporsi alla mafia, hanno un altro grosso difetto: sono
socialisti da sempre, quindi vanno presi .
Così nasce “la
banda Sacco”.
Da persone
integerrime i quattro fratelli vengono trasformati ,attraverso un’abile
campagna di diffamazione , in un gruppo di pericolosi briganti ai quali vengono
ascritti reati ed omicidi . Costretti a fuggire continuamente, inseguiti da
mafiosi e carabinieri, imputati di tutto l'imputabile anche senza prove, si fa
il deserto intorno a loro, tutti i parenti e gli amici vengono arrestati,
persino l'anziana madre .
Poi è il loro
turno: braccati dei carabinieri vengono feriti, arrestati , accusati di quattro
omicidi e condannati all’ergastolo.
I Sacco girano
tante carceri e in alcune fanno degli incontri importanti come Umberto
Terracini e Antonio Gramsci. Anche dopo la caduta del fascismo non avranno la
revisione del processo e passeranno decenni prima che, su sollecitazione di
Terracini stesso, i Sacco ottengano la grazia dal presidente Segni nel 1962.
Come un
cantastorie Andrea Camilleri narra una complessa storia del Novecento. Le vicende sono
ricostruite con cura e dovizia di particolari attraverso l’analisi di documenti
ufficiali e atti giudiziari forniti all’autore da uno dei figli di Girolamo
Sacco.
Quella dei
fratelli Sacco è una storia tragica fatta di prevaricazioni, abusi e
ingiustizie.
Una storia che
lascia un profondo senso di amarezza per lo strapotere della mafia garantito
dall’omertà della popolazione da un lato e dalla connivenza delle istituzioni
dall’altro; mafia che non solo uccide, ma sconvolge per sempre la vita delle
persone che non si piegano ai suoi soprusi.
Andrea
Camilleri. La banda Sacco. Sellerio editore Palermo. Euro 13, 00
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