12 dicembre 2016

“Burano” foto di Piergiorgio Branzi



di Gianni Quilici

Questa foto mi è sempre piaciuta moltissimo ogni volta che mi è capitata sotto gli occhi.
Probabilmente, perché parla al “mio immaginario remoto”. Credo, infatti, che una foto,  oltre ad avere un valore oggettivo, ne può trattenere uno soggettivo. E credo di intuire che sia proprio quel ragazzino di Burano, che avverto libero e esemplare nella sua esibizione atletica su quello sfondo popolare, che colpisce il mio desiderio di esserci, di esserci stato. In fondo i celebrati punctum che Roland Barthes segnala nelle foto da lui analizzate non sono forse dichiaratamente anche punctum soggettivi, legati, cioè, alla sua storia?

Detto ciò, in questa immagine lo scatto di Piergiorgio Branzi ha l’abilità di cogliere il ragazzo nell’attimo preciso della sua performance: massima apertura delle gambe, piedi nudi, leggerezza e equilibrio perfetto nel quale con un braccio sostiene il peso del corpo, mentre l’altro è posato sul petto, con la sicurezza di chi è padrone dell’atto.

Si aggiungano a ciò due altre elementi, che sono una scelta, non una fortuita casualità:
lo sfondo e il tipo di inquadratura.
Lo sfondo essenziale della piazza geometrica e quasi deserta, con palazzi veneziani e panni stesi, esalta la giravolta del ragazzo. A questo contribuisce enormemente anche l’inquadratura dal basso a filo degli occhi  del ragazzo, che non lo schiaccia, ma lo evidenzia in tutta la sua prestazione.

Burano, Piazza Grande. Foto di Piergiorgio Branzi. 1957. 


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