di Gianni Quilici
E’ un romanzo
storico. Di una storia tuttavia recente. Siamo nel 1960, quando in Italia è ancora l’agricoltura l’attività produttiva
dominante, ma dove si presentano i primi segni di ciò che sarà definito il boom
economico; e quando iniziano, dopo la ricostruzione, le prime proteste e manifestazioni operaie e di massa, qui nel
romanzo esemplificate dal corteo del 25 aprile.
E’ una
rivisitazione storica di una zona specifica ( la palude bonificata di Coltano
nel pisano), dove, sul finire degli anni ’50 si erano insediate oltre cento
famiglie provenienti soprattutto dalle provincie di Padova, Treviso e Verona.
E’ un romanzo
collettivo. Non c’è un personaggio
intorno a cui ruoti la vicenda; ci sono alcune famiglie, tra cui, una avrà più spazio e intensità analitica delle
altre.
Ed è un romanzo
che si legge con piacere, perché Claudio Orsi, al suo esordio, padroneggia la
materia, la conosce nei molteplici
dettagli, le infonde espressività, la fa diventare intreccio, anche “giallo”,
con un montaggio calibrato e una scrittura ariosa.
Chicco di naso si legge, quindi, con il piacere di
scoprire “che cosa succederà”, anche per
un’altra ragione più penetrante. I personaggi, infatti, sono “scolpiti” nelle
loro psicologie popolari e nell’immediatezza dei dialetti lucchesi e veneti
resi con grande efficacia narrativa.
Claudio Orsi,
infatti, riesce da un lato a scomparire come scrittore e a calarsi nei panni
dei tanti personaggi che costellano il romanzo; dall’altro, come autore,
organizza sapientemente la storia per capitoli, disvela progressivamente il mistero del delitto, e approfondisce i protagonisti e, in certi casi, interviene, sia pure indirettamente.
Il romanzo,
infatti, inizia come, in un film, con un preambolo: l’assassinio di Liliana, bella, facile e
ambiziosa, che verrà scoperto successivamente e termina con un colpo di scena: l’assassino
che si confessa non davanti ad un detective o a un tribunale, ma, per scelta
dell’autore, a noi lettori.
Spiccano tra i
tanti personaggi coloro che compongono la famiglia di Franco, l’unico, tra gli
adulti, con un senso morale alto della convivenza umana, disponibile e
generoso, comunista e partecipe di ciò che si sta muovendo in Italia. Con lui
il nonno Elia, depositario della cultura contadina, e soprattutto il
giovanissimo Vincenzo, che rifiuta di
raccogliere l’eredità contadina del nonno, perché, senza saperlo, intuisce il
mutamento dei tempi. Il romanzo si chiude, infatti, così. “E il ’68 ormai erano
alle porte”, lasciando trapelare la possibilità di una continuazione.
Claudio
Orsi. Chicco di naso. Aletti editore. Euro 12,00
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