Le tue poesie e le mie
di Pierangelo Scatena
Caro Gianni,
ho letto il tuo libro "Versi in Viaggio" e mi è piaciuto.
Eppure le tue poesie sono l'opposto del mio modo di fare poesia. Le mie sono poesie che potrei definire "esistenziali"; nascono dal di dentro, da un ritmo interno che poi si appoggia alle cose del mondo e le definisce; ma il mondo comunque è sopratutto per me che esiste e risulta "invaso" dalla mia presenza e interpretazione aprioristica e perciò a volte i miei versi sono un po' oscuri. E siccome parlare direttamente di sé è sempre un po' impudico, ho bisogno di coprirmi con il ritmo e le forme stilistiche della classicità.
Le tue invece sono poesie "impressioniste", impressioni appunto che nascono dal mondo che stai attraversando e che poi ti giungono dentro e definiscono te stesso. Non è che il tuo "io" in esse sia assente, tutt'altro, perché sono le "tue" impressioni, ma è appunto in esse e attraverso di esse che ti scopri e ti riconosci. Perciò i tuoi versi sono chiari, aperti, colpiscono in maniera diretta.
Sono delle istantanee, come delle fotografie, e per questo necessitano di essere lette e rilette per poterle afferrare, perché non sfuggano.
Entrare nei tuoi versi mi sembra che sia come fermare il tempo in un assoluto presente (proprio come fanno le foto). Ma ciò che è straordinario è che questo affollato labirinto di impressioni non
diventa dispersione, perché lo domina la tua personale centralità, riesce così a diventare un percorso e a disegnare una tua autobiografia.
Questo miracolo è "poesia".
La stessa impaginazione sottolinea la nostra diversità. Io ho bisogno di una pagina per ogni poesia, per quel grumo totale di esistenza che ognuna rappresenta; tu affolli nella stessa pagina una molteplicità di immagini, di impressioni e di pensieri che ti assalgono e che offri
ad essere esperite anche da chi legge.
Del resto tu ami viaggiare e nel viaggio ti ritrovi, ami il cambiamento e l'avventura. Ti confesso che a me invece non piace viaggiare (anche se un po' l'ho fatto, almeno in Italia e in Europa). Partire mi mette sempre ansia e un po' di paura, temo di perdermi, preferisco la permanenza di ciò che è stabile e abituale.
Le due maniere di fare versi dunque non potrebbero essere più diverse, addirittura, come detto, opposte. La mia è una poesia "centrifuga" (da me alle universe cose); la tua è una poesia "centripeta" (tutto converge verso di te). Ma come sai spesso gli opposti si attraggono e forse è anche per questo che il tuo libro mi è particolarmente piaciuto.
ho letto il tuo libro "Versi in Viaggio" e mi è piaciuto.
Eppure le tue poesie sono l'opposto del mio modo di fare poesia. Le mie sono poesie che potrei definire "esistenziali"; nascono dal di dentro, da un ritmo interno che poi si appoggia alle cose del mondo e le definisce; ma il mondo comunque è sopratutto per me che esiste e risulta "invaso" dalla mia presenza e interpretazione aprioristica e perciò a volte i miei versi sono un po' oscuri. E siccome parlare direttamente di sé è sempre un po' impudico, ho bisogno di coprirmi con il ritmo e le forme stilistiche della classicità.
Le tue invece sono poesie "impressioniste", impressioni appunto che nascono dal mondo che stai attraversando e che poi ti giungono dentro e definiscono te stesso. Non è che il tuo "io" in esse sia assente, tutt'altro, perché sono le "tue" impressioni, ma è appunto in esse e attraverso di esse che ti scopri e ti riconosci. Perciò i tuoi versi sono chiari, aperti, colpiscono in maniera diretta.
Sono delle istantanee, come delle fotografie, e per questo necessitano di essere lette e rilette per poterle afferrare, perché non sfuggano.
Entrare nei tuoi versi mi sembra che sia come fermare il tempo in un assoluto presente (proprio come fanno le foto). Ma ciò che è straordinario è che questo affollato labirinto di impressioni non
diventa dispersione, perché lo domina la tua personale centralità, riesce così a diventare un percorso e a disegnare una tua autobiografia.
Questo miracolo è "poesia".
La stessa impaginazione sottolinea la nostra diversità. Io ho bisogno di una pagina per ogni poesia, per quel grumo totale di esistenza che ognuna rappresenta; tu affolli nella stessa pagina una molteplicità di immagini, di impressioni e di pensieri che ti assalgono e che offri
ad essere esperite anche da chi legge.
Del resto tu ami viaggiare e nel viaggio ti ritrovi, ami il cambiamento e l'avventura. Ti confesso che a me invece non piace viaggiare (anche se un po' l'ho fatto, almeno in Italia e in Europa). Partire mi mette sempre ansia e un po' di paura, temo di perdermi, preferisco la permanenza di ciò che è stabile e abituale.
Le due maniere di fare versi dunque non potrebbero essere più diverse, addirittura, come detto, opposte. La mia è una poesia "centrifuga" (da me alle universe cose); la tua è una poesia "centripeta" (tutto converge verso di te). Ma come sai spesso gli opposti si attraggono e forse è anche per questo che il tuo libro mi è particolarmente piaciuto.
Gianni Quilici. Versi in viaggio. Tra le righe libri. Euro 12,00
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