Non faccio il pane perché ne abbia bisogno.
Ogni giorno sul
banco ne trovo di ogni forma.
Il sapore di questi molti pani è buono
e il
prezzo ancora ragionevole.
Potrei ogni giorno far crepitare il coltello
oppure
spezzare con le mani un pane diverso, tradizionale
oppure tipico di posti molto
lontani.
Ma la sera passo il sapone sulle scodelle sporche della cena,
poi mi
bagno le mani di farina e comincio.
Prima una fontanella vaporosa,
poi col dito
la sento sciogliersi nel bianco dell'acqua
e so che
prenderà la forza viva della pasta.
Lo faccio perché sono costretta a
immaginare veloce,
e ogni giorno la mia conoscenza è sempre più vicina a una
nuvola.
Ma il corpo questo ancora non l'ha capito,
e io così gli uso
gentilezza.
Lo so, gli dico mentre mi sbilancio dolcemente in avanti,
mentre la
pelle si profuma nel tuffo nel grano.
Lo so è passato troppo poco tempo
e voi
mani ancora ricordate tutto,
anche se voi proprio in carne e ossa non l'avete
mai vissuto.
Ma non importa.
Stiamo qui.
E facciamo pace.
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