15 febbraio 2018

"Un nuovo corpo mi attende" di Rita Notte


                                                              Man Ray

Disciplinare la nuova evoluzione.
Capire la nuova carne nella sua metamorfosi .
Guardarsi allo specchio come se tu fossi un ragno, poi un coniglio e poi ancora un sorcio.
Gli anni rientrano nell'evoluzione, il capire del sangue che ormai ha fine nel suo stesso ciclo.
Organizzare quel viaggio rimandato da troppo tempo, farne una mappa e andare nel luogo dove ogni cosa non sia bagnata da giorni non vissuti.
Mi guardo la mia nuova pelle, il mio nuovo cuore.
Le mani sono veloci nell'afferrare il pensiero che corre veloce nel suo nuovo immenso labirinto. Si cambia per non morire , si cambia perché bisogna vivere questi ultimi anni nella sua stessa gloria presunta. Non chiedo, non riesco a farlo. Mi siedo e aspetto le fasi che mi spettano come se io fossi dall'altra parte e guardassi me stessa in un modo che il tutto mi appartenga senza domanda e risposta. So che la risposta arriverà nel suo stesso delirio, nella visione, dell'immagine sfuocata e poi messa a fuoco. Un battito di ciglia e andare oltre con piedi nudi senza cadere o oscillare mai. Mi divido in due parti, mi piego nella mia stessa schiena, mi ribalto nella mia anima stessa. Guardo fuori dalla finestra e il tutto non mi somiglia e cercare forse non mi interessa più. Un nuovo corpo mi attende, nasce dove nascita di vita non fu mai e le lacrime che siano orfane o di padre poco importa. La schiera del sapere, l'oltre ... so già cos'è e non mi basta più. Sono giorni vissuti con estrema nausea, con estrema ribellione, da mani legate e mai sciolte. Devo fare , devo andare, devo capacitarmi...
devo
devo
devo e non so da quale parte recidere per sentirmi un po' meglio.


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