01 febbraio 2018

"Tre giorni e un bambino" di Abraham B. Yehoshua



di Gianni Quilici

Leggo un racconto di Yehoshua e rimango sorpreso dalla sua crudeltà. Una crudeltà sottile e ambigua, che rimane incombente e può far star male  chi leggendo partecipi troppo emotivamente.


Siamo a Gerusalemme, una Gerusalemme dura, a volte molto dura, una città vuota, morta, dove la gente è tesa, ha sempre paura, come se, da un momento all’altro, dovesse succedere l’irreparabile Qui, uno studente fuori corso, che insegna tuttavia matematica a due classi, accetta di ospitare per tre giorni il figlio della donna, di cui è stato innamorato e lo è ancora, per tre giorni.

Cosa succede? Che nel protagonista, che racconta  in prima persona, nascono due sentimenti verso il bambino tra loro contraddittori: un affetto istintivo con tutto l’amore che irrompe, perché somiglia straordinariamente alla madre e infatti lo stringe al cuore e lo bacia negli occhi; ma più forte affiora e si espande il desiderio della sua morte. Così lascia che corra su un muretto senza protezione, che si sporga dal balcone appoggiato alla sedia, lo porta in piscina con la febbre, lo sfinisce, non lo cura, mentre la febbre sale. In altri termini vorrebbe la sua morte, senza fare niente, lasciandolo a se stesso. Ora questo comportamento è l’aspetto originale e profondo del racconto: rappresenta implicitamente un amore  ossessivo e nello stesso tempo impotente, che diventa desiderio di vendetta contro di lei e non sperando più nell’amore di lei, desidera in un sogno di essere adottato, in sostituzione del bambino morto, come figlio.   



Questa (possibile) tragedia Yehoshua la scolpisce

dentro l’autunno asfissiante di venti di scirocco caldi e pesanti, una tempesta di calore che viene dai colli e che ammorba il corpo di sudore, e la luna piena   come una pietra gialla che inonda il cielo su una Gerusalemme buia e addormentata;

 e  in due personaggi, che fanno parte di un’associazione “amici della natura” e che hanno un rapporto misticheggiante con essa fino all’autolesionismo, alla perdita di un naturale buon senso. 



Abraham B. Yehoshua. Tre giorni e un bambino. Einaudi. Euro 9.00       

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