14 marzo 2018

"Ritornanti” di Enzo Moscato


di Mimmo Mastrangelo


Ormai da oltre un trentennio capofila  della “nuova drammaturgia partenopea”, Enzo Moscato  va in scena in questi giorni con   “Ritornanti”,  trittico  che mette  insieme, sul registro di un babelico incrocio di idiomi,    “Munaciello”, “Rondò” e “Cartesiana”, rispettivamente tratti  dai precedenti e fortunati lavori “Scannasurice” (1982), “Rasoi” (1991) e “Occhi gettati” (1986).

Ma  “Ritornanti” doveva essere  pure il titolo di un  film che l’attore e regista dei “Quartieri Spagnoli” non è riuscito mai girare. Dopo anni e anni di domande a ministero, province, comuni, regioni, il fallito progetto  può darci una cifra di quanto nel nostro sistema cinema la qualità della scrittura o un soggetto fuori da certi schemi  rassicuranti “possa costituire una nefasta pre-condizione  per la  non-realizzazione”.

Tuttavia, non tutto è andato perduto perché la sceneggiatura  dei “Ritornanti” (che è ispirato alla pièce “Spiritilli”) è stata pubblicata  dalla piccola e coraggiosa casa editrice napoletana Cronopio la quale   ci fa ritrovare  il Moscato  già conosciuto in questi lunghi anni, lo sperimentatore  degli “sconfinamenti” incline a spostare su altri binari  la  visionarietà, il sonnambulismo, il barocco della sua drammaturgia o rapsodica inventiva.
Al centro di  “Ritornanti” ci sono quelle creature (”piccerille”) che  la credenza popolare ritiene anime perdute e che, nonostante, morte  agli occhi (e all’immaginario)   dei vivi appaiono e scompaiono, portando  euforia, gioia o un senso di tristezza . “Les revenants”, “i sognanti”  di Moscato vanno e vengono, lasciano “segni”, palpiti tra  i passeggeri che affollano la metropolitana di Napoli (la più bella d’Europa) e le sue “stazioni d’artista” che all’inizio e alla fine del film avrebbero dovuto fare da location.

Nella parte centrale il racconto dalla modernità si sposta in un tempo antico dove due giovani  e il loro figlioletto (che scomparirà ma poi verrà ritrovato) prendono in fitto un’ abitazione di un di antico palazzo del centro storico di Napoli. Qui, però, si ritroveranno in compagnia di  invisibili e dispettosi “spiritilli” e un corteo di improbabili figure ( la cantante cieca, la contessa caduta in basso, la zitellona…). Per un improvviso allagamento   madre, padre e figlio  saranno costretti e fuggire  dallo stabile che verrà addirittura giù una volta che si  ritroveranno in mezzo alla strada. Realtà, fantasia,  “oniricità”, allucinazione?

Ritroviamo  tutto questo  e altro nel groviglio quadro delle contaminazioni che  Enzo Moscato pensava di trasferire sul grande schermo, ma non si può non notare come anche questa volta la lingua, l’uso del napoletano, la sua musicalità e arcaicità, le sue  commistioni con l’italiano vengono a costituire elementi di un  barocchismo  (e minimalismo)  che avrebbe dovuto  invadere ogni anfratto della rappresentazione, della scena. Pardon, dello schermo.


Enzo Moscato: Ritornanti. Cronopio. pag.107, 12,00 euro.

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