di Marigabri
"E poi proseguii, in una sequenza sconnessa, chiedendomi quando era stata l'ultima volta che avevo fatto una cosa per la prima volta. Non trovai una risposta e persi l'equilibrio fra i pensieri. Mi sarebbe accaduto altre volte, quella notte."
Una improvvisa rimpatriata di vecchi amici coglie il protagonista di sorpresa. Sono tutti e tre uomini maturi e le scorribande da liceali, prima, e da universitari, poi, sembrano sogni sbiaditi e ormai lontani.
Giampiero, che appartiene a una facoltosa famiglia di notai, è diventato notaio a sua volta; Paolo, inaspettatamente, è emigrato in America,si è trasferito nei dintorni di Chicago, dove insegna all’università; il narratore è lo scrittore di successo che conosciamo.
All’inizio tutto sembra un po’ forzato e un po’ fasullo e a cena i tre si ritrovano a parlare senza dirsi granché, con qualche imbarazzo e molta reticenza, ma la situazione cambia quando si spalanca davanti a loro la Bari notturna con luoghi densi di ricordi e altri ormai scomparsi o completamente trasformati rispetto ai tempi della loro giovinezza.
Un po’ alla volta emergono i ricordi, si allentano le tensioni, si sciolgono le resistenze e, complice l’alcol, si apre uno spazio inedito di confidenza. Dove non ci sono soltanto le piacevoli esperienze condivise: ci sono anche i rancori covati per anni, c’è il non detto e rimuginato a lungo, ci sono le nascoste e sepolte nostalgie …
Il tutto si svolge in una sorta di autocoscienza maschile che cresce con il procedere della notte e l’inesorabile avvicinarsi, per Paolo, dell’ora del ritorno.
La topografia di Bari, il suo tessuto sociale, i suoi cambiamenti sono protagonisti altrettanto intensi e vivaci delle voci dei tre amici, del loro revival, e delle riflessioni personali del narratore.
Il profumo della focaccia barese corona questo tour della memoria, dove l’olfatto si conferma dei cinque sensi il più evanescente e il più categorico.
La scrittura di Gianrico Carofiglio come sempre è agile, ironica e introspettiva mentre va esplorando, contemporaneamente, le strade della sua città e quelle, altrettanto notturne, della propria interiorità.
”E tutto si era svolto in quella trama di strade squadrate regolari nelle quali, in certi pomeriggi d’estate, quando c’era il maestrale, e l’aria era nitida, ogni angolo sembrava il punto di fuga verso l’infinito pieno di promesse“.
Gianrico Carofiglio. Né qui Né altrove. Laterza
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