di Giulietta Isola
“Mi interrogo spesso sulla persona che avrei potuto essere se fossi rimasta in Algeria, su chi sarei se accettassi di tornarci. Quando dico “la persona”, penso alla mia identità amorosa”. Cerco nel mio passato prove della mia omosessualità, qualche postumo, la mia infanzia è così, orientata in questo modo, simile a un astro o al versante di una montagna”.
Algerina di nascita, francese di adozione, Nina Bouraoui lascia l’Algeria a 14 anni nel 1981 “prima del decennio nero”. Come migrante ha radici in due continenti , in questo libro a cavallo fra autofiction e memoir ricostruisce la sua identità in equilibrio precario tra passato e presente, lo fa scrivendo brevi capitoli intitolati Ricordare e Divenire con lo scopo di ricomporre uno spaccato di vita fatto di memorie lasciate alle spalle, conflitti interiori ed invidia per chi riesce a vivere la vita in modo più libero rispetto a lei , perennemente scissa tra la sé algerina e quella francese, ma anche tra gli amori e le difficoltà a cui la costringe l’omosessualità. “Soffro della mia stessa omofobia. […]Sono gelosa della loro libertà. Io resto rinchiusa nella mia paura. […] Solo la scrittura è innocente. La pratico con grande libertà: senza orari, senza obblighi, sopraggiunge in modo brusco, secco, invasivo, e scompare non appena ritrovo la notte”.
Nei capitoli Ricordare la dimensione è quella famigliare, della madre, di generazioni segnate da nomadismo e colonizzazioni , ma ben presente è anche dell’Algeria evocata per visioni e sensazioni: i boschi, le margherite selvatiche, il vento, il succo di limone, una sintesi poetica che lascia le ferite della Storia sullo sfondo, lampi che la protagonista stessa non si sente legittimata a raccontare in quanto figlia di madre francese, e quindi per metà di una Nazione colpevole.
Il Divenire invece è Parigi, rue de Notre-Dame-des-Champs, la solitudine, la crescita. E poi il Kat, locale di donne lesbiche di cui diventa cliente abituale. Il tempo della vita è scandito dal prima e l’adesso, ma anche dal giorno e la notte, tra le maschere da indossare e la ricerca di corpi e amore.
In questo romanzo di formazione bello e poetico fatto di mille frammenti che si i alternano fra narrazione di passato e presente si prova a vincere paure, bugie e resistenze alla ricerca di sé stessi. Consigliato.
“Scrivo i silenzi, ciò che non si vede, ciò che non si sente. Scrivo le strade che evitiamo e quelle che abbiamo dimenticato. Mi impadronisco degli altri, lasciando la loro storia diffondersi nella mia, come la corrente d’acqua dolce che si riserva nel mare. Faccio parlare i fantasmi perché smettano di perseguitarmi. Scrivo perché mia madre stringeva i suoi libri contro il petto come fossero bambini.”
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