recensione di Gianni Quilici
Nella biblioteca minima dell'Adelphi sono apparse 17 poesie dal titolo prosaico “Due punti” di Wislawa Szymborska, poetessa polacca nata nel 1923 e divenuta famosa in tutto il mondo letterario per essere stata insignita del Premio Nobel nel 1996.
Wislawa Szymborska ha due peculiarità, che la distinguono dalla stragrande maggioranza dei poeti ufficiali: l'ironia tagliente sul quotidiano attraverso gli strumenti lessicali del più banale dei quotidiani e sopratutto un punto di vista originale nel rapportarsi alle cose che fa sorridere ed anche sorprende.
Ne consegue che i temi di cui tratta, l'unicità dell'essere, ma anche la casualità dell'esistere, l'amore e su tutto la morte sono alleggeriti, distanziati, relativizzati e forse per questo, in alcune poesie, resi più drammatici, più veri.
Si prenda l'inizio di questa poesia: “Disattenzione”.
Ieri mi sono comportata male nel cosmo./ Ho passato tutto il giorno senza fare domande,/ senza stupirmi di niente./ (...) Il mondo avrebbe dovuto essere preso per un mondo folle/ e io l'ho preso soltanto per uso ordinario/ Ero come un chiodo piantato troppo in superficie nel muro/ (e qui un paragone che mi è mancato).
Ecco in questi versi si danno la mano l'essere e il dover essere, l'ordinario quotidiano che individualmente si vive con lo straordinario del cosmo, il linguaggio dimesso dei versi con l'ispirazione trascendentale, sia pure contraddittoria, che essi contengono.
Detto questo, non sempre la poesia della Szymborska riesce a far balenare la Grandezza dalla Piccolezza; a volte i suoi versi rischiano di risultare un po' di maniera come se si facesse il “verso senza riuscire a volare”. Ma è soltanto l'eccezione checonferma la regola.
Wislawa Szymborska. Due punti. Biblioteca minima Adelphi. € 5.50.
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