recensione di Gianni Quilici
Per la prima volta un uomo aspettò tre giorni alla porta del re per essere ricevuto. Alla fine sorprendentemente il re andò da lui.
“Datemi una barca, disse l'uomo.
E voi, a che scopo volete una barca, si può sapere, domandò il re.
Per andare alla ricerca dell'isola sconosciuta, rispose l'uomo.
Sciocchezze, isole sconosciute non ce ne sono più. Sono tutte sulle carte.
Sulle carte geografiche ci sono soltanto le isole conosciute.
E qual è quest'isola sconosciuta di cui volete andare alla ricerca.
Se ve lo potessi dire allora non sarebbe sconosciuta”.
E' una fiaba del premio Nobel José Saramago.
Protagonisti l'uomo che cerca l'isola che non c'è e la donna delle pulizie (che apriva e chiudeva la porta del re e che, d'impeto, decide di seguire l'uomo in questa avventura ).
E' una fiaba dal timbro leggero e incantato, dato da un linguaggio elementare e cadenzato per bimbi e dall'utopia, che sottende la stessa ricerca.
Perché la ricerca dell'isola che non c'è appare subito inevitabilmente votata alla sconfitta, ma già la predisposizione alla ricerca è, in qualche modo, “abitarla”.
In questo senso la ricerca dell'isola che non c'è è presente nel modo insolito che l'uomo ha di predisporsi di fronte al re, nella sua ostinazione, in quello sguardo che lui posa sulla donna delle pulizie e lei posa su lui, in un sogno che si confonde con la realtà fino a diventare colpo di scena finale: essi stessi isola che non c'è alla ricerca di se stessi.
Ecco, José Saramago riesce ad armonizzare il linguaggio semplice e ripetitivo della fiaba in un'avventura che sotto l'incanto del paradosso e del mistero diventa anche avventura psicologica e poesia. Perché riesce a trovare quel timbro leggero in cui sentimento e ragione con molta semplicità si incontrano. Viene in mente Brecht: “La semplicità che è difficile a farsi”.
José Saramago. Il racconto dell'isola sconosciuta.(O Conto da Ilba Desconhecida), a cura di Paolo Collo e Rita Desti. Einaudi.