21 gennaio 2009
"Cucinando e impastando" di Clara Stefanangela Orsolini
di Luciano Luciani
Davvero, viviamo in tempi bui! E non solo perché finanza ed economia corrispondono sempre meno alle nostre intenzioni e ai nostri desideri, ma perché si mangia sempre peggio. Nel giro di una generazione o poco più, Nutella e merendine prima, hamburger e patatine fritte intrise di salse e formaggi fusi poi, hanno preso il posto delle sane abitudini alimentari di appena ieri, sostituendosi progressivamente ai piatti della mamma, alla cucina della nonna.
E i ‘bei’ risultati di un’alimentazione fatta in gran parte di ‘cibo spazzatura’ sono sotto gli occhi di tutti: tanto per rimanere in Toscana, circa il 40% della sua popolazione (1 milione e 400 mila persone) è a rischio di malattie cardiovascolari, mentre l’obesità riguarda ormai oltre il 10% degli abitanti della Regione.
Senza trascurare i 4 mila decessi annui per tumore che si potrebbero facilmente evitare con una dieta più equilibrata.
Le malattie indotte da una cattiva alimentazione rappresentano, inoltre, un costo economico altissimo per l’intera collettività regionale, stimato in oltre il 7% dell’intera spesa sanitaria regionale.
Insomma, mangiare meglio, anzi mangiare bene, non è solo un piacere privato, piuttosto un dovere sociale perché le buone pratiche di una corretta alimentazione contribuiscono in maniera decisiva a prevenire non pochi guasti fisici dall’ictus alle malattie cardiovascolari, dai tumori ai traumi muscolari…Per non parlare della vera e propria regressione culturale che il fast food e il cibo industriale e standardizzato hanno determinato per quanto riguarda la convivialità e la socialità familiare e amicale.
Contro questa vera e propria deriva alimentare rappresentata dal fast food e dal cibo ‘mordi e fuggi’ si sono, però, levate voci via via sempre più numerose e moltiplicate le iniziative tendenti a recuperare il buon gusto gastronomico e più seri e sensati stili alimentari.
Tra queste manifestazioni di resistenza all’impoverimento, (all’imbarbarimento, sostiene qualcuno) di un’attività antropologicamente ‘strategica’ come il mangiare, merita di essere ricordata Cucinando e impastando, edizioni Capannori Trentanni, la recente fatica editoriale di Clara Stefanangela Orsolini, gastronoma e cuoca lucchese, che, nell’ambito delle numerose pubblicazioni sull’argomento, si distingue per il suo stretto legame con la tradizione locale e la sua appassionata e coerente semplicità. Sono, quelle di Clara, le ricette cordiali della tradizione lucchese, area capannorese/compitese, rivisitate in chiave garbatamente familiare: la crema di carote di Mamma Maria; l’agnello al vino di babbo Mario; il latte alla portoghese della zia Elsa; i ‘tacconi’ al sugo di pomodoro ed erbette con scaglie di pecorino del Compitese di Clara; la torta al limone della zia Fedora; il pollo e il riso all’agro della zia Armida… Dagli antipasti ai dessert, passando per i primi, paste e zuppe, i secondi e i contorni, Clara mette in tavola straordinarie combinazioni: non solo di sapori, ma, lo testimoniano le belle foto del libro, di colori e, immaginiamo, profumi. Anzi odori di cibi per mangiatori lenti e sapienti, afrori propedeutici a quegli elementari riti alimentari che rappresentano alcuni tra i momenti fondativi nell’esistenza di ciascuno di noi.
Clara Stefanangela Orsolini, Cucinando e impastando Usando il forno a legna … e non solo, Capannori Trentanni, 2008, (s.i.p.)
Il libro di Clara Orsolini si può richiedere gratuitamente presso l’Ufficio Stampa del Comune di Capannori – Piazza Aldo Moro – tel. 0583 428204