30 marzo 2010

"Amore che vieni, amore che vai" di Fabrizio De André

di Gianni Quilici


Fabrizio De Andrè è un poeta?” “Sì” mi sono risposto.
Allora scelgo per motivarlo brevemente un testo da lui scritto -uno dei più famosi- “Amore che vieni, amore che vai”.
Eccolo.








Amore che vieni, amore che vai

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque ti ricorderai
amore che fuggi da me tornerai

E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai

Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai
amore che vieni , amore che vai
io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai
amore che vieni , amore che vai

Mi sono trovato a leggere il testo di fronte ad un centinaio di persone e dalla lettura sentivo che “arrivava”.
Inizio ad analizzarlo.

L'analisi è tanto più efficace -penso- quanto più essa stessa si avvicina alla poesia, diventa cioè “criticamente poetica”.

I primi due versi sono magnifici e sono forse i più belli dell'intero testo.
Provate, infatti, a immaginare di filmare “Quei giorni perduti a rincorrere il vento” e capirete che non è un'immagine realista, ma mentale e esaltante.
Esprime l'insaziabilità dell'amore e del desiderio (“a chiederci un bacio e a volerne altri cento”),
l'impossibilità di esaudirlo, di saziarsi (“a rincorrere il vento”), la perdita ( “quei giorni perduti) e forse una nostalgia improvvisa, quando un “giorno qualunque ti ricorderai”.
Da sottolineare la nettezza e la forza visionaria di quel “a rincorrere il vento”: il vento impalpabile, che corre, non si può raggiungere, afferrare, fare nostro.

Senza sottoporre il testo ad un'analisi particolareggiata c'è in esso una nostalgia che la musica e la voce limpida e grave, partecipe e distaccata di Fabrizio De Andrè ben sottolineano, ma di cui non c'è alcun compiacimento sentimentale. La nostalgia è l'attimo contingente di amori perduti, che vengono e vanno via in un carosello che potrebbe ricordare la famosa commedia di Arthur Schnitzler “ Girotondo” e più in generale ciò che la letteratura del Novecento ha messo al centro della sua rappresentazione: la precarietà dei sentimenti. (“io t' ho amato sempre , non t' ho amato mai”. Oggi nella società dell'uomo ad una dimensione e della società liquida più evidente ancora.