12 marzo 2010

“L'americano tranquillo” di Graham Greene


di Gianni Quilici

Poniamo questo romanzo nelle mani di un lettore che poco o niente sappia del Vietnam ed in particolare della colonizzazione francese, del paese spaccato in due, dell'avanzata dei Viet Minh, del progressivo coinvolgimento americano, attraverso un gruppo terroristico vietnamita ecc, ecc. Si troverà, in alcuni capitoli o parti di essi, spiazzato, forse disorientato.

Se tuttavia continuerà a leggere, rimarrà forse colpito da un sentimento che serpeggia e si insinua oltre gli occhi: la paura e il dolore per una possibile, probabile solitudine, la stanchezza di chi ha troppo vissuto, visto, provato...

Questo è il sentimento del protagonista, un giornalista inglese di lungo corso, cinquantenne, corrispondente dal Vietnam da più di due anni, sposato ma separato dalla moglie, che, narrando in prima persona, copre tutto il romanzo e porta con sé almeno altri tre elementi “forti”: la ragazza vietnamita che lui ama: giovane e bella, diversa per tradizione e cultura, in un certo senso servizievole, ma anche libera; l'americano, cosiddetto tranquillo, giovane e rivale in amore, idealista ed ingenuo, ma inconsapevolmente spietato e cieco su ciò che accade; e la guerra con i suoi attentati terroristici imprevedibili, con la sua ferocia, paura e inutilità.

Il romanzo di Graham Greene ha una struttura circolare: parte da un presente – il protagonista aspetta l'americano insieme alla giovane vietnamita, che non è più la sua donna - e poi ripercorrendo la storia a ritroso, con l'uso del flash back, ritorna magistralmente a quel punto come se fosse un thriller, però rovesciato, in cui scopri il mistero di ciò che è già accaduto. Scopri un mistero, non perché si scopre l'assassino, che non importa; si scopre, invece, attraverso la struttura complessa di un romanzo, un mondo e un sentimento di esso con dei capitoli magistrali: l'attentato terroristico a Saigon, il ritorno dal festival dei caodaisti quando la macchina, senza benzina, si ferma nel territorio controllato dagli Hua-Huo tra il buio fitto, le risaie, la paura di essere uccisi e questo dialogo privatissimo tra i due (protagonisti maschili), in cui si intrecciano amore e gelosia, ingenuità e stanchezza, paura.

Graham Greene. L'americano tranquillo (The Quiet American). Traduzione di Alessandro Carrera. Mondadori.