Nell’esperienza artistica di Marco Minucciani, oltre alla molteplicità dei temi ispiratori, sorprende, innanzitutto, la straordinaria propensione a intercettare l’infinità varietà delle forme, la gamma inesauribile dei colori, l’illimitata disponibilità dei materiali, le ricchissime possibilità offerte dai differenti accostamenti… Ovvero, lo spettacolo della vita nella sua perpetua ridefinizione, nel suo rinnovarsi in modo sempre originale, nuovo, singolare.
E Marco Minucciani ha la sensibilità – acutissima - e le tecniche - raffinate - per cogliere, rielaborare e riesprimere, nella sua personalissima maniera, il senso profondo del mutamento, della trasformazione, della palingenesi di cui tutti noi siamo attori e spettatori, protagonisti e semplici comprimari. In questo lo aiuta una formidabile vitalità, esistenziale prima ancora che estetica: un’entusiastica energia che lo ha portato per lunghi anni a viaggiare in Europa, America Latina e Asia, inanellando esperienze e raccogliendo suggestioni che ritroviamo puntualmente in tutta la sua opera: nella grafica, nelle tele, negli inconsueti, bizzarri, ‘oggetti’ tra pittura e scultura che costituiscono gran parte dell’ultima fase dell’artista lucchese.
Motivo ricorrente della sua produzione una fortissima tensione emotiva, un’urgenza assoluta di comunicazione che trova agilmente la strada di un linguaggio pittorico denso di colori marcati: i suoi rossi, i blu, i gialli, il suo nero realizzano sperimentazioni cromatiche godibilissime all’occhio e di pregevole fattura strutturale. La sua tavolozza è quella degli stati d’animo e delle passioni, la sua ricerca muove alla scoperta delle copiose risorse offerte dalla costruttività del colore e della incisività del segno. Ed è con questi mezzi che Marco Minucciani indaga, nei modi di un erotismo insieme curioso e prorompente, la figura femminile: quella formosa, opulenta, dai fianchi generosi e i seni abbondanti, benigna dispensatrice di vita, piacere, cibo… Oppure, pone al centro della sua attenzione animali a densissima valenza simbolica come il toro o l’elefante: ‘bestia altera’, sintesi della irrefrenabile, indomabile, forza creatrice il primo, raffigurazione della struttura del cosmo il secondo, significativo di un’idea di pace, stabilità, forza, prosperità...
Eccole le polarità lungo cui si muovono le linee di forza dell’ispirazione di questo appartato pittore, e non solo, toscano: l’ansia di vita che ‘rugge dentro’ e il desiderio della serenità, l’esaltazione delle emozioni e la ricerca, faticosa, dell’armonia con se stesso e con gli altri. Una condizione umana ancora contraddittoria, ancora in gran parte irrisolta, ma feconda. Sì, perché questo magma ribollente degli impulsi, degli slanci, dei sogni Minucciani ha saputo dominarlo e tradurlo in un alfabeto espressivo singolare e perennemente in trasformazione: recentissima, per esempio, la modalità compositiva che vede l’impiego intrecciato di smalti e materiali poveri, quasi ‘di riporto’ per la costruzione di oggetti fantastici a metà tra la vita quotidiana e il sogno: bizzarre sedie tagliate a metà; specchi capricciosi nel loro decorativismo assoluto; stravaganti, e inquietanti, manichini; estrose chitarre, strampalati attaccapanni… E, last but not least, le complesse figure realizzate in lamiera, tagliando, forzando, comprimendo la materia difficile e ribelle fino a costringerla in sofferte figure antropomorfe.
Nessuna metafora migliore di questa per raccontare Marco Minucciani e il suo lavoro.
Marco Minucciani è nato a Lucca il 24 ottobre 1964.
Ha frequentato l’Istituto d’Arte “A. Passaglia”, partecipando già in questa fase aurorale alle prime mostre collettive. Apprezzato ritrattista, ha esposto con successo a Lucca e Firenze e lavorato su commissione ad alcune decorazioni figurate in numerosi locali della sua città. Poi, i viaggi: prima in Europa, in particolare Olanda e Spagna, quindi l’America Latina (Brasile, Colombia, Venezuela) e l’Asia (Thailandia, Nepal, India). Nei suoi rari rientri in Italia ha vissuto e lavorato soprattutto a Firenze dove presso privati si può ritrovare gran parte della produzione artistica di questo periodo.