15 gennaio 2011

" Maigret e il caso Nahour" di Georges Simenon

di Gianni Quilici


“E’ un 14 gennaio freddissimo a Parigi. La città sembra deserta. Il commissario Maigret, reduce con la moglie dalla cena mensile in casa dei coniugi Pardon -unico vero amico che il Commissario abbia, a parte i suoi uomini- dorme di un sonno agitato da incubi, quando squilla il telefono. E’ proprio il dottor Pardon che lo vuole subito da lui. Maigret lascia quindi il calduccio del suo letto per uscire in strada, al gelo. Il dottore gli racconta una strana storia: pochi minuti prima ha accolto nel suo studio una coppia formata da un sudamericano di 26 anni circa e da una giovane donna biondissima, una vera nordica, ferita al dorso. Dopo aver curato la donna ed estratto un proiettile calibro 6,35, il dottore si ritrova solo nello studio: i due sono andati via alla chetichella su una potente macchina rossa, un’Alfa Romeo”.

Questo l'inizio del romanzo, ricavato, con qualche taglio o correzione, dal blog di Giuseppina La Ciura. Dietro questo “colpo di pistola” c'è, come si scoprirà subito, un delitto.

Georges Simenon sa concertare bene la vicenda riuscendo a tenere aperto fino quasi alla fine il mistero di chi sia l'assassino. Non con colpi di scena artificiali, ma attraverso una dialettica tra i personaggi, che mette in difficoltà Maigret, costringendolo a penare e a soffrire.

Questo per la qualità di alcuni di questi personaggi.

Il primo è Nahour, l'assassinato, ricchissimo, giocatore professionista conosciuto in tutti i casinò d'Europa, perché capace di fare rapidamente complicati calcoli probabilistici, sposato con la biondissima (e molto bella) ragazza, che abbiamo trovato ferita all'inizio, con un altro. Nahour è personalità abile e solitaria, inibito (con le donne) e possessivo (con la moglie), con un grande patrimonio economico, e lascia trapelare, dalla sua vita, un mondo del gioco dietro cui si muovono associazioni, che funzionano come società finanziarie, e tutta quella bella vita fatta di hotel di lusso e feste.

Ancora più efficace (come personaggio) è il segretario di Nahour, un libanese impeccabile nei modi e dal volto impassibile, dapprima gelidamente indisponibile a collaborare, sottilissimo poi nel coprirsi di alibi ed affilatissimo nel demolire (o cercare di demolire) le congetture del commissario con insinuazioni, che possono essere plausibili. C'è un dialogo in cui i ruoli si rovesciano: Magreit è costretto, in qualche misura, a rispondere alle domande insinuanti con cui il libanese ricostruisce la scena del delitto.

Ma anche la bella e bionda moglie e il suo amante, personaggi non approfonditi, conservano tuttavia il mistero, nel loro rimanere aperti.

Infine: è un romanzo “giallo” che potrebbe essere studiato semiologicamente per comprendere più da vicino quali siano i momenti in cui Simenon riesce, con l'abilità dello scrittore penetrante, a sfuggire a possibili meccanicismi.


Georges Simenon. Maigret e il caso Nahour (Magreit e l'affaire Nahour). Traduzione di Annamaria Carenzi Vailly. Adelphi. Euro 9.00













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