01 luglio 2009

"Indie occidentali" di Giancarlo Micheli


di Luciano Luciani

Di una storia di emigrazione, la formidabile epopea che ha coinvolto per circa un secolo oltre venti milioni di nostri connazionali, tratta Indie occidentali, il secondo romanzo dello scrittore viareggino Giancarlo Micheli.

Protagonisti Aurelio ed Erminia, una giovane coppia di sposi: provengono dalla civile Toscana, e non appartengono alla vasta schiera dei disperati che, a frotte, in cerca di fortuna approdano nell’isoletta di Ellis Island di fronte a New York. Sono alfabetizzati e in possesso di risorse esigue, ma sufficienti, per intraprendere nella metropoli statunitense una modesta attività in proprio, la conduzione di un piccolo bar nel quartiere di Little Italy. In più godono della protezione del Sor Clemente un’ambigua figura di ‘faccendiere’, potente intermediario tra le masse brulicanti dei senza lavoro e senza diritti provenienti da tutte le regioni d’Italia e gli interessi di un capitalismo rapace e selvaggio. E anche Aurelio ed Erminia, da una condizione sociale minimamente favorita, si troveranno in poco tempo a precipitare tra asprezze della lotta per l’esistenza. Una vera e propria ‘discesa agli Inferi’, che, se li porterà a conoscere sulla propria pelle la disumanità della condizione operaia, prima negli stockyards (recinti per il bestiame) di Chicago e poi nelle fabbriche tessili del New Jersey, permetterà loro di conquistare coscienza di sé e delle necessità dell’agire collettivo per affermare imprescindibili valori di umanità e solidarietà. Una vicenda, quella di Aurelio ed Erminia, che inizia a New York nei giorni della prima pucciniana della Fanciulla del west - è il 10 dicembre 1910 - e sempre a New York trova la sua tragica conclusione.. Sì, perché finisce amaramente l’avventura dei due sposi di Ponte a Moriano nelle nuove Indie Occidentali: termina, però, trionfalmente per la comunità proletaria di Paterson, di cui, ormai, i due fanno organicamente parte. Perché addirittura nel Madison Square Garden della metropoli statunitense, nel pieno di una durissima vertenza sindacale contro i padroni del tessile e i sindacati compromessi e rinunciatari, gli operai di Paterson riescono a portare in scena e a gridare, forti e chiare, le proprie ragioni di giustizia sociale.

Nelle sue pagine, Giancarlo Micheli, sotto la forma del romanzo, ci spiega di “che lagrime grondi e di che sangue” la società che si andava forgiando oltre Atlantico nei primi anni del secolo scorso. E lo fa alla sua maniera, personalissima. Facendo parlare uomini e donne posti ora ai gradini più bassi, ora ai vertici della scala sociale, colti nelle loro miserie e grandezze, egoismi e generosità.

Felici invenzioni narrative si intrecciano con una puntuale e dettagliatissima ricostruzione storico/documentaria. Bella, per esempio, la descrizione della comunità di Paterson, uno dei punti di riferimento dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti: oltre 20.000 mila persone che, oltre a conservare un tenace legame identitario con la patria d’origine, in quella d’adozione seppero praticare nel concreto i valori della solidarietà di classe e un coerente e tenace impegno nelle lotte per il lavoro e per una vita più degna di essere vissuta.

Così noti personaggi storici come Giacomo Puccini, lo scrittore socialista Jack London, il giornalista John Reed, l’agitatore anarchico Carlo Tresca, il sindacalista Big Bill Haywood, il banchiere Morgan, l’intellettuale e filantropa Mabel Dodge incrociano tanti e tanti personaggi d’invenzione.

Rimangono nella memoria e nel cuore oltre ai due protagonisti, Aurelio ed Erminia, Venanzio, Olga e la sua famiglia di origine piemontese, i Botto che hanno fatto della solidarietà di classe una ragione e uno stile di vita…

Notevole anche la lingua scelta da Micheli: composita, un vero e proprio pentolone ribollente in cui si mescolano le lingue e i dialetti delle emigrazioni italiane ed europee a cui fanno da controcanto le riflessioni dell’Autore espresse in frasi dalla sintassi complessa, che non disdegna termini colti, letterari, filosofici. Perché, anche se se si raccontano storie di donne e uomini semplici e mossi da ragioni elementari, a esempio la lotta per la vita, l’interpretazione dei fatti presenta sempre complessità, complicatezze, umanissime sfumature.

Giancarlo Micheli, Indie Occidentali, prefazione di Manlio Cancogni, Campanotto editore, 2008, Pasian di Prato, (Ud), pp. 220, Euro 15,00