Scontri di coppia
in una sola stanza
in una sola stanza
senza esclusione di colpi
di Luciano Luciani
Balzato inopinatamente agli onori delle prime pagine
dei giornali estivi per un maledetto imbroglio politico-diplomatico, ormai,
come sempre accade per storie del genere, avviato a un repentino e definitivo
oblio, il remoto Kazakistan fa da sfondo a Corpi
estratti dalle macerie di Franco Calandrini, pubblicato dalla sempre
benemerita editrice Quarup: un romanzo breve, o racconto lungo, di rara
intensità sull’interno/inferno di una coppia alla ricerca del desiderio
impossibile, quello che non conosce l’entropia dei sentimenti, non si deteriora
e non si sfilaccia nel logorio dell’assurdo quotidiano.
Filmaker, scrittore ed
evidentemente uomo di teatro, l’Autore intreccia abilmente nella sua narrazione
un non luogo con un non tempo: lo scenario claustrofobico
di una sola stanza in un lussuoso residence
a poche centinaia di metri dal fiume Ural che divide in due parti Atyrau, “la
città del fango, adagiata circa venti metri sotto il livello del mare, in piena
depressione caspica” nei giorni insensati delle festività natalizie di uno degli
anni di questa nostra malmostosa contemporaneità. Invernale, ghiacciato, il
paesaggio, sospeso tra due continenti, tra un anno che muore e uno
presumibilmente altrettanto morto che fatica a nascere: due signori Nessuno, Martha,
“contabile tedesca, capelli folti e mossi rosso rame, maestosa, abbondante,
regale, un viso bellissimo, deturpato da una cicatrice” e Ivan, “ construction manager, slovacco, piccolo,
arcigno calvo, muscoloso un fascio di nervi nudo”, amanti clandestini ma non
troppo, forti ancora di una loro carnale, feroce sensualità, se le danno,
metaforicamente e non, di santa ragione, attingendo a un vasto repertorio di colpi
bassi, rinfacciandosi gelosie e delusioni, invidie e fughe dalle responsabilità…
Le parole diventano allora armi improprie, oggetti contundenti, clave che usate
senza nessuna pietas fanno un male
cane. Come pure i silenzi, densi, cattivi che spezzano le manifestazioni
d’affetto, bloccano la spontanea effusione dei sentimenti. E tutto sotto
l’occhio implacabile e maligno di un collegamento Skype, il moderno cordone
ombelicale dei nostri tempi globalizzati che propone e ripropone, ossessivamente,
il terzo lato dell’eterno triangolo amoroso: il marito di lei, presenza tanto
rimossa, quanto ingombrante e invadente. Utile, però, a scatenare sensi di
colpa e rimpianti e a far crescere la tensione tra i due verso l’acme di un
contrasto lancinante, figlio di un’opaca incomunicabilità e di un’acutissima
sofferenza interiore.
Senza pause, né cadute di tensione Calandrini conduce il
suo dramma teatrale in forma di romanzo verso un umanissimo, sorprendente,
precipite finale: nessun vincitore, nessun vinto. Resta solo da raccogliere, se
e quando è possibile, quello che resta: le rovine che si depositano tra noi,
dentro di noi, quando abbiamo esaurito il tempo fisiologico della distruzione
di ciò che amiamo.
Franco Calandrini, Corpi
estratti dalle macerie, Quarup, Pescara 2013, pp. 70, Euro 12,90
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