Due modi diversi
di fare giornalismo
Lunedì 16
settembre , poco dopo le 21, La7 manda in onda “Piazza pulita” di Corrado
Formigli; è la seconda puntata di questa stagione e in quella precedente il
tema era stato “Nessuno mi può giudicare”, naturalmente sulla condanna
definitiva di Berlusconi e sulla sua futura sorte in seguito a quanto deciderà la
giunta per le elezioni al senato. E stasera qual è l’argomento? “Il cavaliere
nel bunker”: chi può andarlo a trovare? I falchi? Le colombe? I familiari? Le
olgettine? I bene informati dicono...E avanti con il dibattito.
E’ davvero
insopportabile che in una fase così complessa e confusa dal punto di vista
politico, per non parlare della difficile situazione economica, si parta sempre
e comunque dal gossip, mettendo in primo piano, magari anche parlandone male,
chi è stato ed è massimo responsabile di una deformazione personalistica e
leaderistica della cosa pubblica. Si vuole fare “piazza pulita” : da chi e da
che cosa? E come? Aleggia lo spirito di Grillo, che non per niente ha
continuato ad apparire nella trasmissione molte volte come un protagonista
alternativo, positivo
In contemporanea,
su Rai3, si svolge “Presa diretta” di Riccardo Iacona, e siamo in tutto un
altro ordine di idee e di giornalismo. E’ il racconto di un viaggio in pullman
dalla Sicilia alla Germania o al Belgio: persone di diverse età partono alle
prime luci dell’alba da paesi e città, dove l’automezzo le raccoglie, per
emigrare.
E’ un’emigrazione
di gruppo. Iacona parla con loro, le incoraggia come un amico e al tempo stesso
ci fa toccare gli elementi concreti del viaggio: volti, corpi, oggetti, ma
anche le ore che passano, il paesaggio vecchio che si lascia e quelli nuovi che
si incontrano.
I luoghi di destinazione sono per questa gente
una speranza, ma per chi è già lì da qualche tempo si sono rivelati più civili
e solidali della terra d’origine: l’integrazione non è un miraggio.
E intanto in Sicilia paesi e cittadine si
spopolano, offrendo un quadro desolante.
Formigli e Iacona
provengono entrambi dalla scuola di giornalismo “di lotta” di Santoro. Con
esiti opposti: il primo si accoda ai sensazionalismi da prima pagina e alla
routine dei dibattiti noiosissimi fra ospiti di diverse tendenze; il secondo fa
entrare lo spettatore nella realtà dei problemi, conducendolo alla riflessione
ed alla presa di coscienza di una società in movimento e in trasformazione,
oltretutto con una capacità narrativa accattivante.
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