foto Gianni Quilici |
Ore 10.30.
Lammari. Sulla panchina del prato di fronte
alla corte dove vivo, aspetto. Così vedo una costellazione di margherite. Solo
in un punto, quasi un cerchio. La luce le illumina. Ho con me la macchina fotografica.
Scatto una-due-tre foto. Ritorno sulla panchina, le guardo. Banali. Non rendono
la loro bellezza, la bellezza della realtà. Decido di avvicinarmi. Bisogna
osservare le cose da vicino, penso automaticamente. Vedo così due vespe. Sono
su delle margherite, ne succhiano la corolla per un attimo, poi volano su un’altra,
la succhiano e così via. Penso alla micro-bellezza dell’esistere. Quante realtà
materiche ed esistenziali ci sfuggono!
Ore 10.50.
Sulla macchina
sfoglio velocemente La repubblica e Il manifesto. Mi colpiscono l’editoriale
di Scalfari su Berlinguer, una dichiarazione di stima e di affetto, che è anche
mia, ma un po’ mi fa pensare quell’alone un po’ santifico che la sua morte sul
palco “fino all’ultimo respiro” gli ha diffuso intorno, nascondendo limiti ed
errori, credo, sulla sua gestione politico-culturale; vedo poi con piacere che Walter Siti si è occupato questa
domenica nella sua rubrica settimanale della poesia, che in assoluto, tra
quelle che conosco, amo di più e su cui ho più ragionato, l’Infinito di Leopardi, mentre constato che le pagine di Alias nel manifesto
finisco per non leggerle quasi mai. Troppo accademiche? Troppo limitato o pigro
io?
Ore 12.20
Si salgono i
tornanti verso Coreglia Antelminelli quando, ad un certo punto, si ha la
visuale completa: la valle del Serchio aperta e vasta sulla quale si ergono
magnifiche, poderose, nette le Alpi
Apuane. Le guardo vedendole appena dalla macchina veloce che scorre, mi
lasciano un’eco di bellezza e di forza, che non saprei descrivere se non
genericamente.
foto Gianni Quilici |
Ore 12.30
Dopo averla
intravista tra pini e abeti altissimi, mi appare nuda nella sua interezza Coreglia. Fermiamo la macchina e scatto
questa foto, che bene rende il piacere dello sguardo. L’imponenza al centro del
campanile con accanto la chiesa, intorno a cui si raccolgono case e palazzi tra
bianco-grigio-rosa-giallo e nello sfondo, come un disegno naturalistico, gli
Appennini ancora innevati.
E subito dopo,
come in molte cittadine della Provenza, ecco allineati ai lati della strada che
si fa stretta, due file di platani con i loro rami nudi e protesi verso l’alto
come per una preghiera.
Ore 13. Coreglia Antelminelli ( 592 metri, 5382 abit.)
Parcheggio nella
piazzetta al lato della chiesa pre-romanica di S. Martino. Un bambino e un
adulto (il padre presumo) si sfidano in bici girando intorno alla fila di panchine disposte lungo la
piazzetta alberata. La chiesa è piccola e aperta con quella lucente pietra
marmorea, che dà calore agli occhi.
Sulla strada
asfaltata un’insegna di un albergo ad una stella ormai defunto, l’insegna in
pietra dei “Premi letterari” fondati nel 1992 ed il “Bar Roma”,
strada-piazzetta, da cui si entra nel centro storico medievale.
foto di Gianni Quilici |
13.20
Ecco infatti la porta a Piastri con bella cornice di marmo,
con sopra un affresco, ormai scolorito
dal tempo, della Madonna con bambino.
La via sale tra
case e palazzi con portali di pietra grigia e di bugnato, a testimonianza di
una storia ricca.
La piazza del
Duomo di S. Michele appare ben presto nella sua scenografica bellezza, per
certi versi teatrale, con panchine di legno e di pietra, che si prestano al riposo
e alla contemplazione. Davanti ho, infatti, la bella fontana del 1896 ben
disegnata con lo stemma, vasi floreali e un mascherone forse di gesso. Appena
più in alto la chiesa con i gradini ed il muretto in cui è stata costruita la
fontana stessa. Una ragazza con bei capelli folti e biondastri è seduta sui gradini
della chiesa alla piena luce del sole.
foto Gianni Quilici |
Se ci si alza
diversi sono i punti di vista presenti intorno alla chiesa. Il palazzo
rinascimentale comunale di fronte, l’uscita dalla porta di S. Michele affiancata
dall’abside della chiesa, una delle facciate della Torre Ronaldinga, i resti
della cerchia muraria e dalla parte opposta la facciata della Torre con gli
scalini e la ringhiera, che salgono fino alla porta d’ingresso e,
presumibilmente, a ciò che sembra dal basso una magnifica terrazza. Davanti alla
torre, nella piazzetta, il monumento a quei famosi emigranti figurinai, piccoli
artigiani itineranti, che realizzavano piccole statue di gesso, girovagando di
città in città per il mondo.
Una via sale alla
terza porta della cittadina: Porta a Ponte. Da lì si intravede la Rocca, oggi
proprietà privata, e si incontrano anche interventi su case o palazzi, che
stridono, troppo modernizzanti, gatti che scappano sospettosi e un cane dietro
il cancello che si avvicina, si fa accarezzare il muso e poi, zampe allungate,
si acquatta per terra.
Ore 14.20.
Trattoria a Pian di Gioviano sempre aperta e fin troppo viva. Tre tavolate di
una decina, più o meno, di persone, che parlano a voce alta e insieme. Le donne
sono piene di anelli e anellini, bracciali e pendenti; gli uomini, così a
vederli, sembrano privi di mistero. I piatti sono abbondanti e buoni. Nessuno
parla di Renzi. Guardo le foto fatte. “Come è difficile fare buone foto” penso.
Coreglia Antelminelli, domenica 17 marzo 2014
Coreglia Antelminelli, domenica 17 marzo 2014
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