11 marzo 2009
"Europa/Occidente": intervista con Vincenzo Vitiello
di Emilio Michelotti
Mi pare poco battuto, e perciò da notare, il sentiero che conduce Vincenzo Vitiello ad indicare la necessità per l’Europa dell’incontro con culture “altre”: Le radici dell’Europa sono nel futuro. In che senso?
Una volta individuato l’ umanesimo come volontà di potenza, il passo successivo sarà ridurre l’antropocentrismo dualistico che tenta di sottomettere il mondo al suo osservatore.
Stare accanto, intercettare gli umori segreti di un’umanità finalmente e di nuovo retrocessa/elevata a natura, contro “l’umano troppo umano” dominante. Ricercare identità e radici può avere un senso se va, da noi, nella direzione di un cristianesimo antipaolino, mai sperimentato fino alle ultime conseguenze.
La fine dell’Europa-estesa – coloniale, imperiale, conquistatrice – ha coinciso (e non poteva che andare così) con l’estinzione della filosofia come potenza e del suo pensare arrogante. Così il saper vivere nel fallimento di Maria Zambrano (una “meridionale” come Vitiello) può essere usato come un rasoio di Ockham : delle tante teorie della realtà che si fronteggiano le più autentiche sono le più semplici, le più facili da capire, quelle che rinunciano a custodire verità ultime, quelle che usano parole disarmate.
Come relativismo e perfino nichilismo che, una volta sottratte alla loro carica negativa, acquistano valenze inedite: concepire tutto ciò che pensiamo come fasciato nel nulla si traduce in consapevolezza della finitudine, in rinuncia ad ogni enunciato assoluto - ossia risolto una volta per tutte - perché nessuna conoscenza può sapere il proprio limite: un “semplice” filo d’erba già travalica le possibilità del conoscere.
Lavorare sul togliere (Celan, Giacometti, Webern), ridursi, negarsi, lasciare spazio, come unica possibilità di stare accanto agli altri e alle cose, si traduce in Vitiello in un elogio del pauperismo, in protesta e in polemica anticittadina (la polis come conflittualità permanente con la naturalità), nel ritrovare l’umoralità terrena originaria e quindi in critica radicale alla modernità intesa come dualismo estremo, come dominio dell’ente (uomo) sull’essere (universo). Farsi più piccoli, a partire dalla consapevolezza della fallibilità e precarietà della nostra idea di sacro, per far posto anche agli altri.
Europa/Occidente – Vincenzo Vitiello intervistato da Massimo Adinolfi. RED tv, canale 890 di Sky, martedì 10, ore 21,30