01 marzo 2009

Maurizio Gasparri


di Gianni Quilici


Non è vero che Maurizio Gasparri non sia intelligente.
La sua è un'intelligenza rassegnata.
Rassegnata alla stupidità. Filosoficamente, si potrebbe definire, una falsa coscienza.

Lui sa che deve assumere un ruolo, quel ruolo. Assumere le opinioni da bar quelle più becere, eliminando qualsiasi minimo confronto con la propria onestà intellettuale.
A Gasparri, infatti, non interessa quello che tu pensi (cioè che tu lo possa consideri stupido); non parla con te, non si confronta, parla con quel senso comune di cui, oggi più di ieri, sa di poter avere il consenso. Qui paradossalmente sta la sua forza...

A volte, però, esagera: le sue dichiarazioni sono così becere, che forse stupiscono pure i suoi colleghi, che lui (ben) rappresenta. Come quando, dopo la vittoria di Obama, dichiarò: “Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta». E non ha il potere e l'abilità di Berlusconi, che nella volgarità è imbattibile, ma pure nel rabberciarla.

E infine il suo volto esprime come pochi altri la leggerezza dell'inconsistenza con un sorrisino che, ogni tanto, affiora come per dire all'occasionale avversario: “Te l'ho fatta!”

Faccio autocritica. Gasparri non è intelligente, è furbo, anzi vuole essere furbo. Ed è un'altra cosa. Di quella furbizia disgustosa...