di Gianni Quilici
L’inizio (ma anche
il proseguo) di “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti è molto cinematografico.
Leggiamolo:
Stavo per superare Salvatore quando ho
sentito mia sorella che urlava. Mi sono girato e l’ho vista sparire inghiottita
dal grano che copriva la collina.
Non dovevo portarmela dietro, mamma me
l’avrebbe fatta pagare cara.
Mi sono fermato. Ero sudato. Ho preso fiato
e l’ho chiamata. - Maria? Maria?
Mi ha risposto una vocina sofferente. -
Michele!
- Ti sei fatta male?
- Sì, vieni.
- Dove ti sei fatta male?
- Alla gamba.
Faceva finta, era stanca. Vado avanti, mi
sono detto. E se si era fatta male davvero?
Dov’erano gli altri?
Vedevo le loro scie nel grano. Salivano
piano, in file parallele, come le dita di una mano, verso la cima della
collina, lasciandosi dietro una coda di steli abbattuti.
Inizia infatti con
un’azione, senza spiegare niente. Lo farà dopo. Ci sono personaggi: l’io
narrante, la sorella Maria, un compagno, Salvatore, ci sono altri, di cui
sappiamo soltanto che stanno correndo, che la corsa è competitiva, su una
collina, attraverso campi di grano. Così come accade oggi in molti film, che
hanno un preambolo, non, per intenderci, il “c’era una volta”.
Ed è un’azione in
corso molto visiva, una mini-sequenza cinematografica, che si potrebbe leggere
utilizzando diverse inquadrature: primo piano, campi medi e lunghi, con
relativi montaggi, soggettive e oggettive.
Infine delinea uno
stile, lo stile di Ammaniti, che
percorre tutto il romanzo: l’azione diventa anche riflessione con se stessi e
questa alternanza tra agire e pensare fa diventare il pensiero stesso azione.
In questo senso il
romanzo è molto adatto anche agli adolescenti.
Primo per la ragione suddetta: l’azione-pensiero coinvolge sia in direzione narrativa che nella riflessione dei temi che sviluppa.
Primo per la ragione suddetta: l’azione-pensiero coinvolge sia in direzione narrativa che nella riflessione dei temi che sviluppa.
Secondo: questi
temi sono attraversati da un ragazzino, che vive la fase di passaggio tra
infanzia e adolescenza, e possono durare a lungo.
Ci ritroviamo
infatti: l’immaginario dell’infanzia-adolescenza tra paura e bisogno di
identificazione; le dinamiche di gruppo tra leader e gregariato, crudeltà e
sofferenza, tradimento e amicizia; il desiderio di avventura e di scoperta; il
progressivo e doloroso distacco critico da genitori non all’altezza; l’aderenza
fisica ad un luogo e a una stagione; il
rapporto (inconsapevole) con la cronaca e la storia.
Niccolò Ammaniti. Io non ho
paura. Einaudi editore.
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