17 novembre 2013,
ore 12, temperatura 12°. Un cielo incerto tra grigio e luce.
“Prima o poi
vorrei scendere giù nel Serchio …fare foto” dico. Mi appare a tratti dalla
macchina il biancore dei sassi lungo il greto e il bagliore dell’acqua, che
indugia nel letto. Lo sento un paesaggio autentico, senza fronzoli, da
abbracciare.
foto Gianni Quilici |
Ore 13.
Castiglione di Garfagnana.
Lasciamo la
macchina di fronte alla porta principale. Le porte sono una delle mie
ossessioni fotografiche, perché forniscono una cornice e un contrasto di luce.
Ci vuole però un corpo. Arriva d’improvviso. Un giovane che cammina veloce.
Non c’è nessuno
nella piazza: il municipio, qualche panchina, un pozzo al centro ed una fontana
incorniciata di bugnato. La strada lastricata porta alla Rocca. La Rocca è
magnifica. La vedo da un belvedere erboso. In basso una bella casa colonica
abbandonata con scale, un piccolo portico,
alberi scheletrici.
La Rocca va vista
da diversi punti di vista. Uno dei migliori è agli inizi del campanile di San Pietro
dall’alto delle mura, perché da qui la Rocca può essere isolata nella sua forza
e natura di pietre e sassi. Ma la bellezza singolare di Castiglione è
nell’insieme: nella struttura muraria, che corre lungo la strada con le sue
splendide torrette, tra cui, originale, quella con il campanile di San Michele
sopra di essa. Non c’è quasi nessuno a quest’ora e di domenica: solo un cane
ricciuto tutto bianco e un altro con chiazze nere legato al padrone. Fascino
del tempo che scorre in uno scenario, che lo scolpisce.
Ore 14. Casina
Rossa.
La fame, il
parcheggio, il ristorante Linda. Ambiente familiare, bei quadri vagamente impressionisti
alle pareti, vecchie foto sulla zona. Un primo piatto eccezionale: crèpe, in
cui pezzettini di noci creano una dialettica di sapori in armonia.
foto Gianni Quilici |
Ore 15.
Sassorosso.
Appare dopo una
curva in una posizione felicissima raccolto sotto un enorme masso rossastro; un
masso da cui veniva estratta una pietra ricca di fossili
detti “ammoniti”. Si scende lungo una stradina asfaltata, che finisce
allargandosi in una piazza su cui incombe la parete rocciosa da un lato e la
chiesa con il bel campanile con bifore e pinnacoli dall’altro. Vedo una
fontanella, il monumento a un giovane caduto durante la prima guerra mondiale,
una strada che sale e una che scende. Vedo
una casa in ristrutturazione con una bella pavimentazione di pietra
squadrata, un’osteria, ferri di cavallo attaccati sulla facciata di una casa e
le rocce che salgono fino alla cava, oggi, abbandonata.
Ore 16. Lungo la
strada.
Fermiamo la
macchina. Scattiamo la foto, l’ultima: Sassorosso, che appare sfocata tra
foglie di castagni, nella sua miracolosa evanescenza.
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