19 gennaio 2014

"I popoli europei senza Stato" di Giovanni Armillotta




di Luciano Luciani

Denso di dottrina storica e geopolitica, il libro Giovanni Armillotta I popoli europei senza Stato, sottotitolo Viaggio attraverso le etnie dimenticate, è illuminato da una condivisibile intenzione: quella di fornire una mappa continentale delle nazionalità obliate. Una topografia degli sconfitti: ovvero genti, le cui ragioni identitarie sono state piegate da poteri politici e militari, economici e amministrativi, più forti e, di conseguenza, costretti all’interno di schemi statuali in cui si riconoscono con una sofferenza più o meno accentuata. E a essi reagiscono, in forme che vanno dalla resistenza culturale (difesa della lingua, della letteratura, degli usi e delle tradizioni) sino a manifestazioni violente sfocianti talora nel ricorso episodico o sistematico al terrorismo. È il caso del relativamente recente inasprirsi del movimento autonomista bretone, oppure del fenomeno più largo e storicamente più duraturo nel tempo dei Paesi baschi spagnoli e francesi, le cui organizzazioni indipendentiste si muovono da decenni sul pericoloso discrimine tra trattativa politica e pratica dell’attentato. Certo è che il rispetto del principio dell’autonomia, innanzitutto culturale e poi anche amministrativa, in forme il più possibile larghe e partecipate è destinato a diventare la prova provata, la cartina di tornasole dell’effettivo grado di democrazia dell’Unione Europea.

Il documentato libro di Giovanni Armillotta, giornalista e attento studioso di questi nodi problematici, fa il punto su tali delicate questioni di natura geografica, storica, economica, religiosa e si propone come un lavoro importante, utile e, direi quasi, imprescindibile per quanti intendano muoversi nel presente non solo come cittadini europei consapevoli, ma anche come cittadini italiani coscienti delle complicatezze della loro comunità nazionale. Le sue pagine, infatti, fanno riferimento anche ad alcune realtà che ci riguardano da vicino: l’oltre mezzo milione di cittadini italiani di espressione friulana distribuiti tra le province di Udine, Pordenone e Gorizia; gli Occitani d’Italia, quasi 200 mila persone che abitano prevalentemente nelle aree piemontesi di Cuneo e Torino; i Ladini d’Italia, presenti a Belluno, Bolzano e Trento, che subirono un pesante processo di denazionalizzazione sotto il fascismo; la complessa specificità culturale della Sardegna che tocca oltre un milione di abitanti.

Questioni, come scrive nella Presentazione Maurizio Vernassa, docente presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Pisa, che confermano l’importanza della categoria dell’autonomia “nella sua essenziale azione di protezione, difesa e valorizzazione dei propri valori identitari, concorrenti e non antagonisti nella costruzione della nuova identità comune, la cui forza può risiedere senza alcun dubbio anche nel pluralismo delle voci che contribuiscano positivamente a realizzarla, riuscendo in tal modo a vincere le occorrenti conflittualità politiche”.

Giovanni Armillotta, I popoli europei senza Stato Viaggio attraverso le etnie dimenticate, Jouvence, Roma, 2009, pp. 184, Euro 16,00

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